venerdì 22 settembre 2023

Sii te stesso...ma a modo mio

 




Grazie al Premio Chiara – Festival del racconto, ieri sera a Villa Recalcati i varesini hanno avuto modo di conoscere Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente della fondazione Minotauro di Milano, insegnante presso il dipartimento di psicologia dell’Università degli studi di Milano-Bicocca e presso la facoltà di Scienze della formazione alla Cattolica di Milano. Lancini da decenni si occupa soprattutto di adolescenza, e proprio questo è il tema del libro che è venuto a presentare. Titolo: ‘Sii te stesso a modo mio’ (Raffaello Cortina editore). Sottotitolo: Essere adolescenti nell’epoca della fragilità adulta. Bambi Lazzati ha fatto gli onori di casa, mentre la giovane Camilla Manara ha intervistato l’autore, che certamente con la sua dialettica non ha fatto addormentare i presenti, unendo competenza e un linguaggio a tutti accessibile: cosa non scontata per chi è da considerarsi fra i massimi esperti italiani del settore, con decine di pubblicazioni alle sue spalle e, soprattutto, una vasta esperienza sul campo. Si legge in quarta di copertina: “Per molto tempo, ai ragazzi abbiamo chiesto di aderire alle aspettative ideali di genitori e insegnanti. Li abbiamo cresciuti come piccoli adulti, li abbiamo spinti a socializzare, li abbiamo protetti dall’infelicità e dal dolore. Oggi però lo scenario sta cambiando. Siamo approdati a una società che non si limita più a chiedere ai ragazzi di essere all’altezza delle nostre aspettative, ma li costringe a seguire un mandato paradossale: ‘Sii te stesso, ma a modo mio’. Questa trasformazione, che per l’autore segna il passaggio al paradigma postnarcisistico, è in atto da tempo, ma è stata la pandemia ad avere smascherato il rischio di un’inversione dei ruoli: mentre i ragazzi si adattano  alle esigenze degli adulti pur di farli sentire tali, questi ultimi sono alle prese con una crescente fragilità. Come riuscire allora a sostenere gli adolescenti nella realizzazione di sé? Le strade percorribili sono molte, ma farsi carico della confusione, dell’ansia, del disagio e dell’assenza di prospettive future delle nuove generazioni senza occuparsi della fragilità degli adulti non è più pensabile. ‘Per mettersi in una posizione di ascolto bisogna essere saldi, soprattutto se l’altro è un figlio che soffre’.”

 


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