Dick il grillo
Quando, a Mexico ‘68, Dick Fosbury vinse l’oro nel salto in alto con
2.24 ma soprattutto con una tecnica mai vista prima, io facevo la prima media e
ho un vago ricordo di quelle Olimpiadi. Alle medie il prof. Secchia ci faceva
saltare all’italiana, i materassoni necessari al fosbury erano avveniristici.
Però arrivarono alla Varesina, dove praticavo la ginnastica artistica. E
proprio lì, agli inizi degli anni Settanta, imparai quel salto dorsale,
mettendolo in pratica non certo al liceo Classico ma, nell’estate del 1975, al
concorso di ammissione all’Isef. Fui fra i migliori, con il mio 1.78 (la mia
altezza) che portai a 1.80 durante le lezioni di atletica con il prof. Sandro
Calvesi. Per 43 anni ho insegnato ai ragazzi questo stile, che soppiantò nel
giro di pochi anni il ventrale, regalando al suo inventore gloria imperitura,
tanto che alla sua morte (ieri, all’età di ‘soli’ 76 anni) tutti lo hanno
celebrato, rivoluzionario dei salti atletici. Salto che, anche in fase di
apprendimento elementare, ha i suoi rischi e richiede materassoni adeguati. Due
i rischi: uscire dai materassi e cadere non di schiena ma sul collo.
Soprattutto il primo è un rischio di infortunio frequente, che ho corso
soprattutto nei primi anni di insegnamento, poi ridotto con le adeguate misure
preventive e accorgimenti nella tecnica d’esecuzione. Molte volte ho
fotografato gli alunni durante l’esecuzione, e qui propongo la mia ultima foto.
Ero già in pensione, maggio 2019, a Tradate, fase provinciale dei Giochi
Sportivi Studenteschi cadetti.
Ciao, Dick.
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