Otto marzo dedicato alla parità di genere, una riflessione che ha aperto
le porte della Scuola Europea del Montello a Claudia Giordani, medaglia
d’argento alle Olimpiadi invernali del 1976 ad Innsbruck nello slalom speciale,
e attuale vicepresidente del Coni. Grazie soprattutto a Piera Macchi (docente
di educazione fisica alla Scuola Europea e sciatrice della valanga rosa,
capitanata proprio dalla Giordani), gli studenti delle medie superiori hanno
potuto ascoltare la bella testimonianza della campionessa, che ha risposto alle
domande del giornalista Marco Dal Fior. Prima una serie di dati elaborati
grazie alle statistiche della Comunità europea, quindi il suo discorso si è
incentrato soprattutto sul mondo dello sport, due realtà che – nonostante i
passi in avanti – segnano ancora una marcata differenza fra il mondo maschile e
quello femminile, soprattutto se si pensa al trattamento economico, ai ruoli
dirigenziali eccetera. La Comunità Europea si è data un obiettivo, un anno, il 2030,
quando si dovrà raggiungere l’equilibrio fra generi, una eguaglianza: 50 e 50.
Intanto solo il 32% dei parlamentari europei sono donne, e via elencando. Per
ciò che riguarda lo sport, Claudia Giordani, partendo dalle Olimpiadi del 1928
(le prime che hanno permesso l’iscrizione di un seppur ridotto numero di
donne), è risalita sino ai nostri giorni, facendo notare quanto la conquista di
una effettiva parità anche nello sport stia procedendo lentamente. Del resto la
stessa sciatrice ha sperimentato sulla propria pelle tale ‘diffidenza’ della
presenza del gentil sesso nello sport, e parliamo della fine degli anni
Settanta: non vi era materiale sportivo specifico per le ragazze, costrette ad
usare indumenti maschili, scarponi troppo grossi...E grazie anche a donne come
lei (e come la stessa Piera Macchi, sua amica e compagna di squadra) che le
cose stanno cambiando; proprio alla fine degli anni Settanta-inizi Ottanta
furono loro ad avanzare la richiesta alla Fisi: stesso trattamento economico
(in caso di vittorie in gare internazionali) fra uomini e donne, e stipendio
fisso mensile, grazie all’ingresso nei Gruppi militari, un privilegio accordato
allora solo agli uomini. Interessante anche la testimonianza della
professoressa Macchi, varesina che amava il calcio, giocava in oratorio con la
gonna ma non ha potuto realizzare il suo sogno di calciatrice, proprio perché
ostacolata dalla famiglia, che l’ha dirottata sulla neve: una mancanza di
libertà che ancora oggi resta un velato rimpianto.
Ma non mancano i segnali positivi. “Nelle prossime Olimpiadi estive,
Parigi 2024” ha detto Claudia Giordani “finalmente vi sarà assoluta parità fra
gare maschili e femminili, quindi lo stesso numero di medaglie assegnate.
Stanno aumentando anche le gare a coppie o di squadre miste, una scelta che
facilita e potenzia il rispetto reciproco.”
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