Ho visto per la prima volta Bruno Franceschetti in azione come ginnasta nel 1967, giusto qualche annetto fa. Io avevo 11 anni, lui 26. Io avevo cominciato a praticare la ginnastica artistica da due anni, lui era nella squadra nazionale, che si allenava nella mia palestra, La Varesina, in vista delle Olimpiadi di Mexico '68. Ammiravo soprattutto Franco Menichelli, vincitore alle Olimpiadi di Tokyo '64, ma certamente restavo stupito anche da Carmine Luppino (oggi commentatore Rai), dai fratelli Carminucci, da Vailati e, appunto, da Franceschetti. Ci siamo ritrovati un po' di anni dopo proprio in Varesina, dove Bruno era presente in duplice veste: come supervisore degli allenatori della Varesina (compreso il sottoscritto) e come allenatore della nazionale, che qui a Varese si radunava per gli allenamenti collegiali. Agli inizi degli anni Ottanta ho smesso di allenare e ho lasciato la Varesina, ma non ho smesso di rimanere informato, e soprattutto di ammirare quello che è stato certamente l'allievo più forte di Franceschetti, Jury Chechi (foto).
Bruno ha 82 anni e mi fa molto piacere che abbia deciso di raccontarsi in un libro, 'Una vita in equilibrio', che verrà presentato domani, giovedì 26 ottobre, ore 18, Sala Morselli della Biblioteca varesina di via Sacco. Dialogherà con l'autore Gunnar Vincenzi.
Perché una vita in equilibrio? Perché la vita di Bruno è sempre stata un alternarsi di gioie e dolori, vittorie e sconfitte, lutti anche tragici che lo hanno visto alla costante ricerca dell'equilibrio. Quale il suo segreto? Lo si troverà certamente nel suo libro, insieme al suo amore per lo sport, per la ginnastica artistica, per la correttezza, per i valori positivi che rendono lo sport (se correttamente praticato) un luogo educativo di primaria importanza.
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