venerdì 13 ottobre 2023

Vasco, non ci casco


 

                                                                        foto da internet


Ho visto su Netflix la serie in 5 puntate sulla vita spericolata, da sopravvissuto o supervissuto di Vasco Rossi. La consiglio, sia ai suoi fan (ma quelli la vedranno senz’altro) sia a chi nutre un minimo di interesse per questa rock star. Vasco non è mai stato un cantante che ho seguito; negli anni Settanta, Ottanta, Novanta... sentivo altra musica. Allora avrei detto: ‘Vasco, non ci casco. Hai successo, coinvolgi i giovani ma sei un cattivo maestro, quindi preferisco i buoni maestri.’. Mi sono avvicinato a Vasco in questi ultimi anni. Perché? Perché mi piacciono alcune sue canzoni, quelle meno rock, sia come testo che come musica. La serie Netflix mi ha permesso di conoscere meglio il personaggio. E’ uno che ha sofferto, che ha sbagliato, che ha ammesso i suoi errori, che ha fatto un cammino, uscendo da ogni prova della vita più forte, a suo dire migliore. Per sua fortuna è stato denunciato per possesso di droga e questo gli ha salvato la vita, perché è stata l’occasione per disintossicarsi, per capire che tutta la sua vita spericolata della fine anni Settanta-inizi Ottanta andava poi a finire nel desiderio di un amore stabile, di una famiglia, di una moglie e di un figlio. Vasco era apprezzato dal mio amato Fabrizio De Andrè, il solo cantante che andò a trovarlo (con Dori Ghezzi) durante i venti giorni di carcere, e che ebbe a dire di lui: “Vasco Rossi ha portato la canzone d’autore nel mondo del rock.” Nel docufilm Vasco sottolinea spesso il concetto che la libertà è bella, preziosa e pericolosa, e che è essenziale assumersi le proprie responsabilità: cosa che lui ha fatto, almeno nel caso dei due figli, frutto di una notte di sesso, che ha riconosciuto. Vasco ha vissuto il dramma della depressione, della perdita di amici carissimi, di una malattia grave che lo ha portato sul limitare fra la vita e la morte: ce l’ha sempre fatta a rimettersi in piedi e a ripartire. E’ quasi un mio coetaneo, ‘ragazzo’ degli anni Cinquanta come me; siamo praticamente agli antipodi eppure gli riconosco aspetti che mi coinvolgono. Certo non mi è indifferente come anni fa. Ha fatto, sta facendo più male che bene? Ha illuso i giovani, proponendo una vita rischiosa, una felicità illusoria, impossibile? Notti folli e tragici risvegli? Attimi di esaltazione più o meno artificiale e delusioni foriere di suicidi? Se stiamo a guardare quanti lo seguono e lo amano, e come Vasco sia in grado di affascinare differenti generazioni, un successo che dura da oltre 40 anni, verrebbe da dire che in moltissimi ci cascano, felici di cascarci. 

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