Pensieri
sparsi alle 6 del mattino dell’Epifania. Anzitutto questo nome, epifanìa.
Ricordo di averlo sentito per la prima volta che ero molto piccolo, elementari
suppongo, e che mi è rimasto impresso, epifania=manifestazione, la mia prima
parola in greco, lingua che mi accompagnerà per ben 5, non proprio bellissimi
anni (almeno per ciò che riguarda il greco) della mia adolescenza al ‘Cairoli’.
E poi, mentre spulciavo i canditi dal panettone, ho pensato che (io per primo)
siamo gente senza canditi, che è un po’ come dire che siamo gente senza palle.
Pensavo ai Magi (sempre ammessa la loro esistenza, naturalmente), cioè all’immagine
di chi corre dei rischi, si mette in viaggio, parte seguendo messaggi incerti.
Noi, gente di fine secolo e di nuovo millennio, che abbiamo anche la
possibilità di non dover più faticare per eliminare i canditi, vendono
panettoni con sole uvette o con niente del tutto, rischiamo per lo più
virtualmente, e solo lì, siamo viziati, coccolati, poco abili in scelte
durature e, soprattutto, rischiose.
Per
ciò che siamo diventati auguro almeno l’arrivo di quattro Magi: oro, incenso,
mirra e coraggio.
Nessun commento:
Posta un commento