ph carlozanzi
Oggi,
ultimo giovedì di gennaio, per i varesini d’antan è la Festa du ra Giobia. E’
una festa popolare, quindi nata non certo in ambiente borghese. Giobia sta per
giovedì. I muratori, i falegnami, molti lavoratori di umili mestieri, alla fine
di gennaio tornavano ai cantieri e alle fabbriche in Italia e all’estero, dopo
la pausa invernale-natalizia. Era questa l’occasione per far festa. Pare che vi
fossero due feste, la giobia degli uomini e quella delle donne, una il
penultimo giovedì, e l’altra l’ultimo giovedì di gennaio. E’ rimasta solo la
seconda: gli uomini regalano un cuore dolce alle loro donne. Nella mia famiglia
la giobia, fra i miei genitori (varesini doc) non aveva gran seguito: quattro
figli scatenati da allevare, la fatica di una famiglia allargata e di uno
stipendio risicato..però per mio padre, pasticciere, era sin troppo facile
regalare il cuore di sfoglia o di frolla a sua moglie, e quindi noi figli ne
approfittavamo. Ho poi conosciuto questa festa a partire dagli anni Novanta,
grazie alla Famiglia Bosina e al Concorso Poeta Bosino, collegato dal 1966 alla
Festa du ra Giobia (ecco, in foto, il grande cuore, che si gusta durante la
Festa). E la festa si rinnoverà stasera, al ristorante Vecchia Riva della
Schiranna. Canterà anche il Gruppo Folkloristico Bosino. E’ una festa che va
morendo, insieme al dialetto e a molti ricordi del passato. Intanto però
resiste: w la Giobia!
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