C’è
chi, di fronte a due genitori che hanno visto morire il loro figlio, scappa,
rifiuta il pensiero: addentrarsi sarebbe insopportabile. C’è chi non riesce ad
allontanarsi all’istante. Qualcuno, come me, deve avvicinarsi, ne sente il
bisogno, ma a distanza di sicurezza. Così oggi pomeriggio, basilica di San
Vittore, durante i funerali di Luca, ero presente a distanza di sicurezza, come
chi si trova davanti ad un incendio e non può andare oltre un certo limite.
Alle 15.15 i celebranti sono saliti sull’altare, accompagnati dal canto ‘Se tu
m’accogli, Padre Buono’….. “pur nell’angoscia
più profonda, quando il nemico assale, se la Tua Grazia mi circonda, non temerò
alcun male…” Loredana e Marco, genitori di Luca, credono in Dio: questo
potrebbe aiutarli molto, salvarli dalla disperazione. Hanno scelto, come
immagine ricordo di loro figlio, Luca con le braccia aperte: non credo che il
ragazzo pensasse alla croce, ora quel suo gesto è un segno di vittoria. Il
passaggio dalla croce è un obbligo per tutti, non è giusto che avvenga così
presto. Quando i celebranti hanno fatto il segno della croce iniziale, per me è
stato quello finale: me ne sono andato. Ma il fuoco di Luca mi scalda ancora.
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