Domenica 2 ottobre 1994 6.20
E ci
torno sopra subito, per cercare di esplicitare questo vissuto, che può apparire
blasfemo. Tutto è Mistero. E allora o uno si inginocchia a questo Mistero, non
vuole assolutamente interpretare nulla, si fida ciecamente di una fede, crede
ad una Autorità senza frapporre alcuna mediazione intellettiva...o altrimenti
uno accetta il Mistero, piega il capo al Mistero, sa che la ragione è zoppa,
rauca, sguercia, calva...ma capisce che, per poter camminare insieme al
fratello chiamato 'religione' nel percorso di questa vita, per poter far conto
su di lui ha bisogno di sentirselo fratello, in sintonia. Ha bisogno di star
bene con lui, perché il cammino terreno, il dialogo terreno non diventi una
pena, una sopportazione, un assurdo. Così questo fratello dai tratti indefiniti,
giudicato in vario modo (anche, da taluni autorevoli esegeti, in modo
inconcepibile) viene pensato a nostra misura. Ci si ritaglia uno spazio di
libertà interpretativa, per mettere a tacere la ragione, per non farla montare
in bestia, per non farla annichilire nella contraddizione.
La ragione va in tilt, ammutolisce e muore se parlo e credo ad
un Dio d'amore, che è Padre, e che poi in qualche modo è il responsabile del
tremendo, dell'insopportabile, del beffardo, del crudelissimo carico di dolore
che questo mondo deve portarsi sulle spalle.
E' vero, non è che il dire: 'Dio non c'entra' risolva la questione.
Non è che l'affermare: 'Il male è entrato nel mondo per il Mistero della
libertà. Dio, per amarci davvero, non poteva prescindere dal costituirci
liberi, altrimenti il nostro sarebbe stato un atto d'amore meccanico, senza il
sale della libertà.' Non è che questa interpretazione (che è la mia attuale)
tolga completamente le castagne dal fuoco a Dio. Perché comunque, nella sua
preveggenza (è giusto parlare di un Dio preveggente? Che già conosce il futuro,
prima che questo venga partorito? Credo di sì) Dio ben sapeva quale sarebbe
stato il prezzo della libertà...Ecco, adesso sto forse commettendo un errore,
in base al ragionamento dell'affidarsi al Mistero. In base al fatto che prima
ho criticato chi vuole vederci troppo chiaro, chi pretende di conoscere a
menadito le regole del gioco, chi pensa che la fede possa ricevere garanzie
umane sufficienti, gratificazioni intellettuali in qualche modo paragonabili
alla filosofia, alle scienze naturali...Non voglio quindi immaginare percorsi
certi. Dico solo che, oltre, al di là di un credere al Mistero in modo
assoluto, quindi senza porsi alcuna meta interpretativa, vi è un passo
successivo, che non pretende di spiegare tutto, ma che segue un percorso di
ragionamento umano, che dice qualcosa su Dio (a partire in qualche modo dalla
Parola), qualcosa che mette almeno parzialmente in pace la coscienza e la
mente.
Dicevo: resta comunque una larghissima fetta di mistero, perché
se comincio a dire che allora Dio, se sapeva le tragiche conseguenze della
libertà, non avrebbe dovuto crearci liberi, avrebbe dovuto trovare un'altra
via, e che allora Dio è in qualche misura tarlato dalla crudeltà, e allora Dio
è uno sconfitto dal punto di vista della valle di lacrime umana (perché la
morte sfugge a dio, è lasciata in gestione alle forze del male, a satana...) e
allora...e allora...e allora...si capisce bene che avremmo potenti ragioni per
non credere. Infatti pochi sono i credenti. Pochissimi, credo, sono coloro che
vivono quel secondo modo di vedere il Mistero, che cercano di capire dio, senza
fidarsi -per fede- di chi è preposto a spiegarti la Verità.
Scrivo, scrivo, scrivo, cerco di togliere ragnatele dentro di
me, di spanare gli occhiali, ma quanto questo sforzo mi serva per arrivare a
credere meglio, con più convinzione, con più slancio è ancora tutto da
dimostrare.
Questo mio modo di disegnare dio con contorni a me graditi,
dicevo, può apparire blasfemo. In genere è condannato, nella Chiesa cattolica
romana, questo modo di procedere. Guai a crearsi un dio a propria immagine e
somiglianza, un Dio che ci faccia comodo. Questo, credo, per due ragioni: una
attiene al fatto che noi siamo abilissimi, pur di adattarci e di scartare ciò
che non ci aggrada, a trovare la scorciatoia per fare meno fatica. A trovare la
scusa per non fare. Le giustificazioni non ci mancano mai. La seconda ragione è
più profonda, va alle fondamenta della fede: noi siamo creature, e come può una
creatura permettersi di giudicare dio, di disegnare suo Padre? Dovrebbe
piuttosto fare silenzio, ascoltare la voce di Dio (che non va confusa con la
voce propria) e agire di conseguenza. Affermare, come ho fatto io, che è lecito
'manipolare' dio, adattarlo alla propria misura per non soffrire di
contraddizione, ecco, un simile parlare viene all'istante bollato di illecita
creatività in argomento divino.
Lasciarsi fare da Dio, fare silenzio, ammutolire i nostri
ragionamenti per ascoltare la Sua voce. Non commettere il peccato d'orgoglio di
voler giudicare dio, di volerlo capire. Lasciar parlare la Parola. Con queste
frasi sono diventato grande. Su queste frasi vorrei attardarmi un istante, in
preghiera, in questa forma di preghiera letteraria, di rapporto al computer con
Dio.
Grande è il desiderio di potermi fidare di Lui, di potermi
affidare a Lui. Ma altrettanto insistente e caparbio è il mio desiderio di
restare essere razionale e ragionevole. Del resto, Lui mi ha creato con questo
tarlo.
41-continua
Non so se si tratti di un tarlo oppure della maniera più concreta per metterci davanti alla realtà del nostro limite. Ecco, la ragione non basta. Se vuoi saperne di più devi arrenderti all'evidenza. Sembra una contraddizione ma credo che non lo sia. LILLUMINISMO ci ha tolto la libertà di credere senza se e senza ma.
RispondiEliminacaro ric, sono alla ricerca di un 'compromesso', di una sintesi, la ragione ha le sue esigenze e non mi va di zittirla con troppa leggerezza....non ho una visione così negativa dell'illuminismo...comunque cerco...non mi stanco..spero...prego
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