Sabato 8 ottobre 1994 15.10
Credente
per metà. Vedo due posizioni, entrambe con il medesimo esito: il permanere
nella Chiesa di Cristo. Che poi non sono solo due posizioni. Spesso si commette
l'errore di definire con chiarezza due, tre, quattro casi. In verità suppongo
che si debba parlare più che altro di tendenza, con infinite sfumature. Poi qui
si parla di cuore dell'uomo, di coscienza, e davvero diventa fuorviante,
illegale il giudizio. Lasciamolo a questo Dio che -attributo che condivido-
vede bene, può anche leggere nel profondo di ciascuno. Diciamo allora varie
tendenze, che consentono comunque la pratica. In un caso predomina l'accento
sull'assolvimento di un dovere, con fini di coerenza, magari anche con premi
sperati di vita eterna. Non è il mio caso. E' assolutamente estranea a me
l'idea di una possibile punizione divina, di un attenersi alle regole in vista
di un premio eterno. Eppure sono consigli anche evangelici, ma non del vangelo
che amo di più. Non il capo chino, la
Messa ascoltata, la comunione 'digerita' per premio eterno. Eppure mi pare sia
forte questa tendenza, una pratica che poi si dimentica di altri precetti pure
cristianocattolici: perché più esigenti, perché al limite dell'eroismo (tutto
ciò che concerne l'amore fraterno, e ce n'è per tutte le tasche e le intenzioni
più o meno rette).
La tendenza nella quale penso di potermi più agevolmente
collocare attiene non già all'assolvimento di un precetto, ma alla soddisfazione
di un bisogno-desiderio. Il desiderio è quello di Dio, di un Dio comunque: che
mi spieghi (anche se con linguaggio arcano), che mi infonda speranza, che mi
sproni, che mi consoli nella preghiera e nell'esempio e nei suoi riflessi
appena intuibili, eppure convincenti. Desiderio di Dio, e approdo alla Chiesa
Cattolica per tradizione, per ringraziamento, per mancanza di alternative
convincenti almeno quanto questa.
Si aprono svariati problemi. Ne cito qualcuno:
- Se si perviene al sì, come regolarsi nell'appartenenza?
Restando sull'uscio? Facendo sfoggio di coerenza, che vuol dire obbedienza?
Smazzando fior da fiore? Viaggiando sempre sul filo del rasoio, facendo il
minimo indispensabile per non tradire, ma non andando oltre?
- Se si dice sì, come si possono vivere poi realtà alte,
fondanti quali la preghiera, i Sacramenti (così legati alla realtà ecclesiale),
il rispetto dell'autorità e del suo magistero?
45-continua
Nessun commento:
Posta un commento