mercoledì 15 giugno 2016

Il mio Dio - 38



Domenica 25 settembre 1994

Mi conosco. Non sono capace di attendere in posizione di stallo. O di qua o di là. Dentro o fuori. La posizione di stallo, la critica puntuale, il dubbio sistematico ti fanno star male, ti fanno tremare la terra di sotto i piedi, ti danno responsabilità, obblighi di approfondimento, sensazioni di impotenza, di nullità, di pochezza. Cogliere la sintesi, un percorso che vada dall'inizio alla fine appare impossibile. Ma la scelta di rituffarsi nella Chiesa cattolica -di rituffarsi con decisione- viene rinviata. Eppure la scelta è lì, già quasi pronta.
     I dubbi, la voglia, il bisogno di capire un po' di più, di rifiutare quindi una teoria già belle pronta, un'autorità nata per servire, non di rado vista come luogo dove farsi servire, quale conto devono saldare con il nostro egoismo? La nostra ambizione, in fondo in fondo, al quieto vivere?
     Questo è un altro punto importante. Come è noto, quando uno vuol difendere una posizione (ancor più se tale posizione è di comodo) non fatica a trovare le attenuanti, le scuse...Mettiamo il caso che l'essere cristiani obblighi (come obbliga) a fare scelte radicali, soprattutto in fatto di gestione dei soldi, di accoglienza, di attenzione ai più poveri...E tali scelte di vita, bisogna ammetterlo, sono costantemente richiamate in ambito ecclesiale. E' vero, si parla molto, ci si riunisce molto, forse si è troppo intellettuali e meno servi della povertà, ma al di là di questo le scelte radicali vengono richiamate. A volte, poi, non si tratta di partire per l'Africa o di pranzare coi barboni. Sono scelte più facili, è il leggere in chiesa, o il giocare coi bambini all'oratoio, o il fare catechismo. Per farla breve: di fronte a richieste che possono incrinare il nostro quieto vivere, come reagire? Magari proprio accentuando (più o meno consciamente) il solco che i dubbi, le perplessità scavano fra il dire e il fare. Questo posso testimoniarlo: quando uno ha fatto il passo summenzionato, quando uno si è buttato, ha chiuso gli occhi e ha fatto affidamento ad una fede, allora il fattore volontà, impegno, coerenza...salgono di tono e di livello. Da qui la capacià di compiere scelte anche impegnative.
     Quanto è dovuto alla grazia di Dio o alla semplice suggestione-volontà dell'uomo? Ecco un altro punto decisivo. Perché a volte si ha l'impressione che in fondo la voce di Dio, la mano, il braccio di Dio siano troppo confondibili -quando non rappresentabili- solo con la volontà umana, che accesa per varie ragioni muove il braccio e la mano, fa battere il cuore, rende sensibili ai fratelli che hanno bisogno...E per me è stato, ed è, deludente non riuscire a cogliere la Sua presenza certa nelle scelte di coerenza e di testimaonianza cristiana.
     E' deludente sospettare che in fondo è questione di buona volontà. Controprova? Quanti laici bagnano il naso ai cattolici, in fatto di virtù evangeliche, di carità, di fraternità. Quanti Nobel, ad esempio, per la pace sono andati a cristiani e quanti a laici?
     Bravi sono anche i laici, gli atei. Forse anche più bravi. Non a caso, e a ragione credo, i ciellini sostengono che non è dalla bravura che si distingue un cristiano. Ma è anche vero ch i santi sono stati dei bravissimi uomini, delle ottime persone. Fede e opere: binomio micidiale. Ci hanno scritto migliaia di pagine, ci aggiungo queste misere parole.
     Non sono le opere che contano (anche i laici le fanno) ma la fede in Colui che Ti aiuta a compierle. E se non le fai, se non riesci a farle, vale comunque la fede. Ma poi c'è il rovescio della medaglia: troppo comodo dire 'Signore, Signore' conta fare la Sua volontà, quindi le Sue buone opere. Dubbio amletico, anzi, cristiano.


38-continua

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