martedì 28 giugno 2016

Il mio Dio - 50

                                                                                                  ph carlozanzi



Se penso al decennio 2007-2016, in riferimento al ‘mio Dio’, trovo senz’altro l’immagine di due sacerdoti, i soli preti che hanno affermato pubblicamente, in predica, ciò che io penso: ‘Dio non è il padrone della morte. Dio è in qualche misura impotente di fronte alla fine della vita. San Paolo afferma che l’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, quindi la morte –nemica dell’uomo- non può essere nelle mani di Dio. Dio supera la morte con la resurrezione.’ Sono don Marco Galfrascoli e don Marco Casale, attuale sacerdote al Lazzaretto. Mi soffermo soprattutto sul primo, che ho conosciuto meglio, che è stato mio amico, docente di religione alla Vidoletti, grande sportivo, fra le tante cose anche cappellano del Varese calcio. Ho conservato alcune sue prediche scritte, dalle quali emerge chiaramente questa sua immagine di Dio, che è la mia. Don Marco (in foto) è morto già da qualche anno, prematuramente. Era un prete che non nascondeva la sua umanità, i suoi dubbi e i suoi limiti. Era un prete attento alle persone, che amava la vita. Ricordo in ospedale, nell’ultimo periodo della sua malattia senza scampo. Gli chiesi se la preghiera lo stesse aiutando e lui, con il volto sofferente, mi rispose che pregava sempre. In quel momento mi parve  la preghiera di chi sta per annegare e resta appeso a questa fune, disperato anche perché nel dubbio se restare aggrappato a quell’ancoraggio, che chiamiamo Dio, oppure lasciarlo per ‘farla finita’. Una preghiera sofferta, tragica eppure consolatoria. Ho voluto ricordare don Marco nell’omonimo personaggio del mio ultimo racconto lungo, ‘Il giorno che tremò la notte’, un prete senza molte certezze, in ricerca, coinvolto in una sofferta fedeltà.


50-continua

Nessun commento:

Posta un commento