mercoledì 22 giugno 2016

Il mio Dio - 45



Sabato 8 ottobre 1994                          15.10

     Credente per metà. Vedo due posizioni, entrambe con il medesimo esito: il permanere nella Chiesa di Cristo. Che poi non sono solo due posizioni. Spesso si commette l'errore di definire con chiarezza due, tre, quattro casi. In verità suppongo che si debba parlare più che altro di tendenza, con infinite sfumature. Poi qui si parla di cuore dell'uomo, di coscienza, e davvero diventa fuorviante, illegale il giudizio. Lasciamolo a questo Dio che -attributo che condivido- vede bene, può anche leggere nel profondo di ciascuno. Diciamo allora varie tendenze, che consentono comunque la pratica. In un caso predomina l'accento sull'assolvimento di un dovere, con fini di coerenza, magari anche con premi sperati di vita eterna. Non è il mio caso. E' assolutamente estranea a me l'idea di una possibile punizione divina, di un attenersi alle regole in vista di un premio eterno. Eppure sono consigli anche evangelici, ma non del vangelo che amo di più. Non il capo chino, la Messa ascoltata, la comunione 'digerita' per premio eterno. Eppure mi pare sia forte questa tendenza, una pratica che poi si dimentica di altri precetti pure cristianocattolici: perché più esigenti, perché al limite dell'eroismo (tutto ciò che concerne l'amore fraterno, e ce n'è per tutte le tasche e le intenzioni più o meno rette).
     La tendenza nella quale penso di potermi più agevolmente collocare attiene non già all'assolvimento di un precetto, ma alla soddisfazione di un bisogno-desiderio. Il desiderio è quello di Dio, di un Dio comunque: che mi spieghi (anche se con linguaggio arcano), che mi infonda speranza, che mi sproni, che mi consoli nella preghiera e nell'esempio e nei suoi riflessi appena intuibili, eppure convincenti. Desiderio di Dio, e approdo alla Chiesa Cattolica per tradizione, per ringraziamento, per mancanza di alternative convincenti almeno quanto questa.
     Si aprono svariati problemi. Ne cito qualcuno:
     - Se si perviene al sì, come regolarsi nell'appartenenza? Restando sull'uscio? Facendo sfoggio di coerenza, che vuol dire obbedienza? Smazzando fior da fiore? Viaggiando sempre sul filo del rasoio, facendo il minimo indispensabile per non tradire, ma non andando oltre?
     - Se si dice sì, come si possono vivere poi realtà alte, fondanti quali la preghiera, i Sacramenti (così legati alla realtà ecclesiale), il rispetto dell'autorità e del suo magistero?

45-continua



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