giovedì 16 giugno 2016

Il mio Dio - 39

                                                                            ph carlozanzi



Lunedì 26 settembre 1994                             6.00

     "All'aurora Ti cerco, di Te ha sete l'anima mia." Ed eccomi seduto in questa aurora di settembre, di estate ormai marcia, a cercare questo Dio, che mi avvolge nella sua rete, che mi perseguita, che non mi molla, che mi fa sospettare che io, cristiano, ci sono nato e ci morirò.
     Impossibile non essere cristiani, diceva Mauriac, e il mio amico Gino Montesanto, scrittore romanaccio, anche lui uomo alla costante ricerca di Dio.
     Ti cerco, ma dove vado? Da che parte? E sì, perché ieri parlavo di esegesi, e il fatto che le molte esegesi inducano alla confusione, quindi persino al rifiuto. Ma per me il problema è ancor prima, è più a monte, è all'origine.
     Questa parola è veramente Parola con la P maiuscola? Il pennino è stato davvero intinto in inchiostro color del divino? Qui parte tutto, da queste pagine tutto risale.
     Il Libro. Non ho letto tutta la Bibbia, anche se più volte ci ho tentato, perdendomi in un oceano procelloso, raramente quieto. Anzi, mi verrebbe quasi da suggerire che non è buona cosa (soprattutto per chi è giovane) mettersi dell'idea di leggersi tutta la Bibbia, dal principio alla fine. C'è da sentirsi male, da annoiarsi. Soprattutto c'è da non capire. Peggio dell'Ulisse di Joyce, peggio del Pendolo di Foucould di Eco...Meglio, forse, seguire le indicazioni dell'amico Monsignor Adriano Caprioli: un libro la volta, con un buon commento, ma non necessariamente partendo dalla prima sino all'ultima pagina, come se si trattasse di un romanzo che necessita di non perdere passaggi, onde non poter comprendere la trama. No, la Bibbia è qualcosa di diverso.
     Comunque torno al problema. Libro divino, dal quale discendono -insieme alla tradizione- tutti i cristiani precetti. Già il fatto che da un unico libro discendano scelte anche molto dissimili, provoca scandalo.
     Prima obiezione: non è che si tratti semplicemente di un libro scritto da uomini, molto bisognosi di un dio?
     Se non metto in ordine questo punto, la certezza che il libro sia in realtà un Sacro Libro, inutile continuare. Crollano miseramente le fondamenta. Questo è il punto. Come riconvincermene?
     Ho cercato più volte la convinzione, leggendo libri e libri, anche piuttosto specifici. Ma sempre il tarlo: per forza, questo scrive così perché è interessato a farlo, questa è solo una versione. E allora, che fare? Sentire anche le altre campane. Da qui l'approccio con altri credi cristiani e altre confessioni. Ed ecco la scoperta davvero sconfortante: la consapevolezza dell'impossibilità materiale di poter leggere abbastanza, nel mare magnum della pubblicistica religiosa, per poter accogliere le tesi dell'uno e dell'altro, e quindi decidere con un minimo di libertà e di consapevolezza. Impossibile. Leggere tutto è impossibile, anche ammettendo di avere a disposizione tutta la giornata solo per questo. Il problema è che non tutta la giornata, ma solo le briciole di tempo (soprattutto se si ha famiglia, se si hanno i figli piccoli, se si deve lavorare) si possono riservare a questo studio 'matto e disperatissimo'. Quindi la scelta di fede, per assurdo, va fatta prima, non dopo. Perché un dopo non ci può essere, arriverebbe abbondantemente al di là di una vita con un carico anche abbondante di anni.
     Il tentativo naufraga e ci si trova con la possibilità di non poter approfondire come lo si vorrebbe nemmeno la propria fede, nemmeno la propria Parola. Da qui un senso di impotenza, e ancora di necessità di dover decidere prima, ma in base a che cosa? Alla fiducia in coloro (Magistero e teologi) che fanno questo di mestiere? Fidarsi di chi ha letto più di te?
     Può sembrare banale, ma non lo è. Almeno per quanto mi compete. Quindi il vissuto: niente, non posso assicurarmi su Dio e sulla sua Parola, per impossibilità di tempo, limiti intellettivi. Meglio, la via per conoscere, per farsi certi di Dio non passa dallo studio, dall'intelligenza dei Libri. Non passa perché sarebbe impossibile vagliare tutto, non passa perché Dio non può essere il Dio degli studiosi, dei secchioni, dei teologi. Perché se Dio fosse questo, se si arrivasse alla certezza di un Dio così, di un Dio che opera tagli aprioristici, allora non varrebbe nemmeno la pena mettersi in cammino.
     Perché noi un'idea del dio che ci andrebbe bene, che vogliamo, di cui abbiamo bisogno, questa idea ce l'abbiamo, altroché. E questo dio non deve assolutamente essere ingiusto, come lo sono i nostri vip, i nostri politici...come siamo noi. Dio deve essere giusto, deve donare a tutti in egual misura.
     Crolla quindi, per necessità, il ponte per arrivare a Dio attraverso la conoscenza. Eppure questo crollo non tranquillizza affatto. Anzi. C'è un bisogno imperioso, un bisogno primordiale di conoscere. Fa parte della nostra natura. Non si può zittire l'intelligenza che sonda, abbandonandosi ad una fede per sentito dire, ad una fede imposta per necessità.
     Del resto, se non si parte dalla fede nella Parola, a cosa si può credere? Solo al dio che davvero ci inventiamo noi. Solo a quel generico trascendente, che ha nome iddio, che molti, che tutti gli uomini dovrebbero avvertire  perché è iscritto nei nostri cromosomi.
     Desiderio, che forse è già preghiera. Cioè: quel dio generico, in fondo, è il volto più veritiero di Dio? E' il Suo unico volto possibile, per non tradire le aspettative dell'intelligenza? Per non mortificare la nostra ricerca?
     Non a caso, la replica agli assalti altrui (penso alle altre religioni) si mette insieme con estrema superficialità, e anche con accanimento, Perché non si potrebbe fare altrimenti. Anche un Pico della Mirandola, anche studiosi eccelsi non possono conoscere tutto. O si resta in uno stato di latenza, di sospensione di un giudizio, o ci si accanisce, per preservare il proprio territorio, per non soffrire, per non dover cercare una nuova casa, o restaurare a mano pesante la propria.
     A parte questo inciso, il problema resta. Come decidersi non per un dio generico (su quello ho già deciso, e vedremo più avanti) ma per il Dio della Parola? La domanda permane.

39-continua





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