domenica 19 giugno 2016

Il mio Dio - 42

                                                                                               ph carlozanzi




Mercoledì 5 ottobre 1994        15.06     Chiesa della Brunella

     Ho il vizio di guardare il cielo, dopo aver ritirato l'auto in garage. Il cielo, sempre diverso alle ventuno circa dei differenti giorni dell'anno. Cielo di sole, di nuvole, di granito, di pece. Cielo di stelle e di lampi. Di stelle. Ieri sera ho assistito ad una stellata provvidenziale, dopo tanta acqua. Silenzio, e quello sfondo che pulsa, che vive. Ecco -mi sono detto- il respiro di Dio. Ecco, nel silenzio appena scalfito da rumori soffusi e lontani, la voce tacita del Padre celeste.
     Davvero per me questo è il Dio più certo. Il Dio scritto, ricapitolato, descritto, lodato, osannato, manifestato dalla natura è il mio Dio più sicuro.
     Quel cielo che abbraccia la pace di una serata qualunque, dopo tanto chiasso lavorativo; quel cielo buono (no, non il cielo tempestoso, che minaccia grandine, che fiammeggia di lampi e che mi invita a far presto nel riporre l'auto, per paura di una scarica addosso) quel cielo buono, la natura maestosa e quieta, senza tracce di rabbia vendicativa, la natura che si dilata nel bello, nell'infinito, questa natura che osserva l'uomo come un puntino che s'agita, intelligente ma piccino, questa categoria di natura mi obbliga a credere in Dio.
     E' un credo primitivo. Nulla, forse, mi separa dal mio fratello dell'età della pietra che s'affidava, temeva e sacrificava a una forza bella e impossibile. No, qualche differenza c'è. Il mio Dio non s'esprime in ogni atto di natura. Non credo al Dio che agita i mari sino alla tempesta, al Dio che ruggisce, che fa tremare la crosta terrestre per far intimorire e chinare il capo. Un padre urla, ma il Padre non avrà per caso i nostri limiti? O dovrà anche Lui fare ricorso alle nostre misere armi educative?
     Il mio Dio è nel bello, nel ghiacciaio che non mi beffa con la valanga o il crepaccio, nella cima che non vomita sassi sulla mia pochezza, nel mare liscio, che all'alba partorisce il sole e al tramonto l'accoglie come in un amplesso. Lì sento Dio, tocco Dio, immagino Dio, Lo vedo, Lo credo possibile. Nel bello. Un Dio bello.
     Bella forza!!! Troppo comodo!!! Già le sento le critiche, i rimbrotti, i distinguo. Ma il mio è un Dio bello, e se altri Lo vogliono anche brutto, contenti loro!

42-continua


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