venerdì 12 agosto 2016

La mia scuola - 23



E siamo all’anno scolastico 1974-75, terza liceo, l’anno della maturità. Cambio di prof. in latino e greco: se ne va Pariani, arriva De Blasio (o Di Blasio), giovane, preparata, ho un buon ricordo di lei. Come sempre ci si ricorda di alcuni aneddoti, di eventi particolari e non della quotidianità. Ricordo allora una ricerca sul lago di Varese, coordinata dalla mitica professoressa Clara Guidi: lì feci le mie prime interviste, ad alcuni pescatori. Ricordo poi la tesina d’esame che la Di Cristina, prof. di lettere, ci aveva chiesto. Fu lei a farmi conoscere lo scrittore Ignazio Silone, lessi alcuni suoi romanzi, gli telefonai, mi scrisse anche una lettera autografa. Purtroppo quella tesina è sparita, sarei felice di ritrovarla. Poi ricordo, sempre con la Guidi, la mia gaffe clamorosa durante una interrogazione di chimica: non ricordavo il nome di un acido, Marco Aveta me lo suggerì, non so se volutamente sbagliato (l’infame!) o se fui io a capire male il suo dire, fatto sta che uscì un improbabile acido tartritico, che regalò molto umorismo alla classe, un po’ meno alla prof. che mi punì con un voto poco decoroso. Ma nel complesso studiavo con una certa continuità, anche perché era lo scatto finale. Ed eccoci alla maturità. Membro interno la già citata Di Cristina, presidente esterna una donna ancora una volta del sud, secca e vivace. Degli scritti ricordo poco, se non la già più volte ricordata gaffe nel tema di italiano, dove il furor michelangiolesco divenne una mai sentita ‘terribìlitas’, ma a parte ciò il tema non fu male, latino non era greco quindi andavo decentemente, ma il mio riscatto arrivò all’orale. Ancora ricordo: vestivo una camicia bianca con maniche risvoltate, faceva caldo, forse jeans. La presidentessa restò probabilmente colpita dalla mia ricerca su Silone, la mise più sul personale che sul nozionistico, parlai anche della mia esperienza di fede con gli amici della Shalom, fui stranamente fluido nell’eloquio (come si sa non è una mia caratteristica, infatti scrivo), certamente convincente se il voto finale di maturità fu un clamoroso 48/60, media dell’otto (vedi foto del diploma), quarto della classe (due 60, Giulio De Palma e Sala Matilde, e un 50, Isa Meani), poi il sottoscritto. Molti miei compagni più meritevoli di me rimediarono 38/60…40/40…e ci rimasero male. Lasciai quindi il ‘Cairoli’ a braccia levate, con piena soddisfazione. Incerto sul futuro.

23-continua

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