venerdì 9 marzo 2018

Ma ha fatto la sua vita

                                                                                                  ph carlozanzi


Ho letto su Famiglia Cristiana una lettera che mi ha invogliato a scrivere questo post. L'autore se la prendeva con chi, di fronte alla morte di un 80-90enne dice: 'E' morto, dispiace...ma aveva 80-90 anni...ha fatto la sua vita'. Quel ma stava molto stretto all'autore della missiva; ricordava ai lettori che ogni morte è uguale. 
Certo, ogni morte è uguale, ha pari dignità, mistero, è comunque uno strappo violento e inammissibile per la nostra umanità, ma la morte di un bimbo, di un giovane, di un quarantenne lascia un senso di sgomento, di ingiustizia, di sofferenza che la morte di un novantenne non dà. Che lo si riconosca o no, un novantenne ha avuto il tempo di 'prepararsi', sa ormai sin troppo bene che la vita ha un termine, addirittura in alcuni tristi (ma non rari) casi la morte è invocata, causa le sofferenze che non di rado la precedono. Io stesso, che ho 61 anni (quasi 62) vivo un senso di ingiustizia, quando leggo di certe morti premature e drammatiche. E se qualcuno mi dicesse  che in fondo 62 anni non sono pochi, non potrei che dargli ragione. Perché ha ragione.   

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