La
particolare sensibilità di mia moglie Carla verso i dubbi e le domande, la
scoperta della scrittura come spazio per me importante anche di riflessione, il
desiderio di approfondire, di capirci qualcosa in più su Dio, e non solo sulla
Chiesa o su quella piccola Chiesa locale che era la Shalom oppure la parrocchia
di Sant’Ambrogio, tutto ciò (ed è
testimoniato anche da una serie di diari) cominciarono ad incrinare le mie
certezze religiose. Più approfondivo la materia, più leggevo testi teologici sul
mistero del male, del dolore, della morte, di Dio e di satana, più le mie idee
si confondevano e le certezze si appannavano. Continuavo in ogni caso a seguire
le sorti della Comunità Shalom, ad animare le discussioni, a proporre sacerdoti per le riunioni, sino ad
una sera che considero una sorta di spartiacque nel mio cammino religioso. Era
il tempo delle lunghe discussioni (fine anni Ottanta) su chi dovesse essere la
nostra autorità: dovevamo accontentarci di chiamare di volta in volta un prete,
oppure era meglio che si scegliesse uno di noi, o sempre un laico ma non Shalom,
per aiutarci nel nostro viaggio ormai ventennale? Ricordo chiaramente una sera,
un contrasto piuttosto forte con un caro amico che la pensava diversamente da
me circa questo tema: io ero convinto che fosse utile scegliere uno di noi cone
guida della Shalom, l’amico invece parteggiava per una rappresentante del
movimento di Comunione e Liberazione. Alcuni di noi, infatti, si stavano
avvicinando a CL, tenendo il piede in due scarpe. Litigammo per questo, e nel
dopo litigio capii chiaramente che quella lotta per il ‘potere’ non mi faceva
bene, che c’entrava anche il mio orgoglio (mi consideravo fra i papabili in
quel ruolo di guida della Comuntà). Ma come? Io che amavo le scelte povere e
radicali di chi lasciava tutto per le terre di missione, mi ritrovavo a
rovinare i rapporti per una questione di autorità? In fondo di vanagloria? Di
prestigio personale? Nel piccolo, stavo vivendo ciò che da secoli è una delle
tentazioni della Chiesa Universale. Quell’episodio mi fece molto riflettere.
23-continua
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