A metà degli anni Settanta, ultimo
cambio di padrone per papà Mario: pasticceria Trivini-Bellini di Casbeno. I
Trivini-Bellini erano arrivati dal mantovano in cerca di lavoro. Emilio (futuro
principale di mio papà) iniziò proprio
dalla gavetta, cioè lavapiatti in Svizzera, nei grandi alberghi. Lì a poco a
poco salì la scala gerarchica, imparando il mestiere di pasticciere. Tornato a
Varese, iniziò in vari laboratori e poi partì con un locale molto piccolo a
Casbeno. Lavoro, passione, ed ecco l’acquisto della casa con annessa nuova più
grande pasticceria con laboratorio. Emilio Trivini-Bellini non si sentiva però
in grado di portare avanti da solo quel nuovo impegno lavorativo, conosceva mio
padre e lo contattò, chiedendogli di venire da lui, in cambio di uno stipendio
più corposo rispetto a quello che percepiva da Ghezzi. Mio padre andò da Martino
Ghezzi, che non se la sentì di aumentargli la paga, così lui cambiò sede. E qui
abbiamo finalmente una rarissima foto di mio padre al lavoro, nella nuova
pasticceria. Lì era aiutato da un garzone e di tanto in tanto anche dal
principale, che aiutava soprattutto la moglie Maria in negozio. Niente dolci
con pasta lievitata (panettoni, colombe…) e per il resto il solito lavoro,
compresa la domenica mattina, giorno libero il lunedì. A Casbeno mio padre
arriverà alla pensione, rispetto alla quale non ricorda più con precisione l’anno.
Dovrebbe essere intorno al 1982. Un aneddoto: finita la sua carriera da
pasticciere, arrivò in viale Belforte 10/M accolto trionfalmente alla finestra
dalla sua famiglia. Io non ricordo questo particolare, probabilmente perché ero
già sposato. Subito dopo ecco la telefonata della signora Maria Trivini:
avevano sbagliato i calcoli, doveva vivere un’altra giornata lavorativa. Fra i
ricordi di mio padre di quel laboratorio, anche uno triste: nel 1980 mio padre
si ammalò di depressione (ne parleremo), ricorda che andava al lavoro con una
fatica estrema, dalla finestra del laboratorio vedeva il campanile di Casbeno,
e ciò lo invogliava a pregare, nella speranza di ritrovare la salute perduta.
76-continua
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