Mi
sono davvero divertito. Stamani, Pasquetta, ho preso parte al 1° Memorial
Roberto Zanella, corsa di 10 km per ricordare Roberto, Vigile del Fuoco morto prematuramente.
Una corsa dalle mie parti, sui miei sentieri: Ippodromo, San Gallo, Sant’Ambrogio,
Velate, Avigno, Ippodromo. Corsa su percorso nervoso, saliscendi continui.
Passaggi suggestivi sul pratone della Bicocca (foto) e poi Velate e il ricordo
dell’amica Fiorella Noseda, collega, grande sportiva. Sono stato felice per l’abbraccio
con il caro amico e compagno di liceo Giulio De Palma, attuale Comandante provinciale
dei Vigili del Fuoco, ai quali va il mio grazie per la bella manifestazione,
organizzata insieme ai Runner Varese. Presente in tenuta ginnica anche il
sindaco Davide Galimberti e tanti amici. Al traguardo, l’amico Paolo Guffanti
con macchina fotografica. E poi la corsa. So che non dovrei partecipare quando
vi è una gara, perché non riesco a trattenermi. Sono partito molto quieto, poi
però quando la strada si è messa in salita le mie gambe hanno preteso
attenzione, e ho aumentato il ritmo. Sorpassi su sorpassi, adrenalina
crescente. Poi ci sono sempre le gare nelle gare, i confronti, le piccole,
ridicole, fantozziane eppure vitali sfide fra concorrenti. E così per me è
arrivato il momento del personaggio che ho chiamato da subito l’aureolato:
basso, secco, più o meno della mia età, calvo ma con i pochi capelli rimasti
lasciati crescere, tanto da comporre una sorta di aureola che svolazzava al
vento d’aprile. L’ho raggiunto dalle parti di Velate e superato di slancio. Uno
‘sfigato’ così non mi può battere (non se la prenda l’aureolato, sto scherzando).
Poi però dalle parti del camposanto di Velate, ecco un dolore alle inserzioni
sul bacino del quadricipite femorale. Di solito è il ginocchio a tradirmi, o il
cuore (tachicardia). No, un dolorino nuovo, che mi ha costretto a rallentare:
non potevo compromettere la mia stagione ciclistica. E così, in discesa (dove
già di mio non guadagno) ecco il ritorno dell’aureolato, che mi ha raggiunto e
superato di slancio. Dieci, quindici metri di vantaggio, che ha mantenuto
costante sino ad un paio di chilometri dall’arrivo. A quel punto, tenendo sotto
controllo il dolorino, che non aumentava, mi sono detto: ‘E no, lo sfigato no!’
E così ho cominciato il lento recupero. Ne avevo tre o quattro davanti, prima
del mio nemico. Uno scatto e ne raggiungevo uno, un altro scatto e mi
affiancavo ad un altro e così, all’ultimo chilometro, l’aureolato è stato raggiunto
e superato, non proprio di slancio. E qui non ho commesso l’errore di voltarmi.
Via, lo sentivo vicino, temevo la sua rabbiosa reazione ma non mi ha più ripreso.
Al traguardo ho salutato un paio di amici, poi ho cercato il mio rivale, per
complimentarmi e chiedergli l’età, ero curioso. Ma era scomparso.
So
che Roberto Zanella, vedendoci, si è divertito quasi come me.
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