lunedì 17 aprile 2017

La beata analfabeta



La casa editrice San Paolo ha pensato ad una collana dal titolo ‘Vite esagerate’ cioè storie di chi ha mosso ben più che montagne, donne e uomini rapiti in un amore per Dio capace di generare vita e speranza.
Per la vicenda di Teresa Manganiello si è affidata ad Andrea Fazioli, giovane scrittore ticinese di fondate speranze, giallista già noto ai lettori italiani, che pubblica per Guanda. E non ha fatto male. Perché ne è nata una biografia vivace, senza i difetti (diremmo i fastidi) delle agiografie, impostata con tecnica da costruttore di trame che si dipanano poco alla volta. Titolo: LA BEATA ANALFABETA. Chi sia Teresa Manganiello non è conoscenza scontata: nata a Montefusco, in Irpinia, il primo gennaio del 1849, morì a soli 27 anni il 4 novembre del 1876 nel paese natio, tre anni dopo aver incontrato papa Pio IX, che la incoraggiò a seguire la sua vocazione. Quale? Un amore lacerante e totale per il Cristo della Croce, e un amore coinvolgente e benefico per gli uomini, soprattutto i più poveri,  in ristrettezze economiche come lei, i carcerati... Analfabeta, Teresa, diventata suora del Terz’Ordine Francescano, chiederà al Papa il permesso di fondare una nuova congregazione religiosa. Non ci riuscirà per morte precoce, ma cinque anni dopo la sua dipartita terrena nascerà l’ordine delle Suore Francescane immacolatine, con case diffuse non solo in Italia. Il 22 maggio 2010 suor Teresa è diventata Beata e la Rai le ha dedicato una fiction televisiva: ‘Teresa Manganiello, sui passi dell’amore’. E oggi il libro di Fazioli, che si muove su due binari narrativi. Un giovane poeta è incaricato di scrivere la storia di Teresa e si reca nel paese natio della beata, raccogliendo testimonianze e visitando i luoghi, per lo più boschi, monti, prati e vie silenziose, crocifissi e chiese. E questo è il primo binario. Il secondo è una descrizione della vita di Teresa, una vita segnata da una sensibilità diremmo umanamente eccessiva per lo scandalo della croce e dell’umano patire, che la porta alla preghiera e al soccorso dell’uomo malato, utilizzando soprattutto la medicina naturale. Poi la malattia: …Nei mesi seguenti la malattia si aggrava. Teresa si muove a fatica, e sente che le ossa, i muscoli, i legamenti, l’intero suo corpo la sta abbandonando. Questo la terrorizza, perché la morte, anche se vissuta con fede, anche se aspettata come l’accesso alla vera esistenza, è qualcosa che ti entra nel corpo e che lotta con la carne, con l’anima, con la  vita tenace che abita le membra. Teresa non vuole morire…
Andrea Fazioli è abituato a confrontarsi con la morte, come giallista. Qui si avvicina all’ultimo nemico seguendo altre vie.


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