‘3 giugno
1984 – Siamo già arrivati al mese di giugno e francamente speravo in qualche
cosa di meglio per me. La ginnastica la faccio costantemente, cercando di
esercitarmi nel miglior modo possibile. Purtroppo il respiro è faticoso,
soprattutto se cammino o se faccio determinati movimenti. I valori dell’esame
alla tiroide sono sballati e credo proprio che in parte c’entri anche lei.
Comunque mi hanno sospeso il Cordarone e vogliono rifarmi l’esame…e la
sofferenza continua.’
Mamma Ines non vuole (o davvero non
sa) guardare in faccia alla realtà, si aggrappa anche ai valori della tiroide,
spera ancora nel potere della medicina. E questo è un bene, un dono che spesso
arriva a chi si trova in condizioni gravi: si lotta sino alla fine.
Carla ed io eravamo spesso a cena da
papà Mario, insieme a Marco e Gabriella, anche (immagino) per cercare di
confortarlo: lui era l’unico a sapere la verità.
Il 15 giugno 1984, giorno del mio
28° compleanno, così scrive mia mamma sul suo diario:
‘Sono
ritornata a casa in attesa ancora dell’esito del secondo esame, ma io purtroppo
non sto bene. Si avvicina il matrimonio di Guido e mi ritrovo in condizioni a
volte penose. Cosa succederà non lo so.’
Ricordo quell’estate, un gran caldo,
spesso Ines e Mario venivano nel pomeriggio a cercare un po’ d’ombra in Villa
Toeplitz, portavano due sedie pieghevoli e di sedevano appena entrati, sulla
sinistra, sotto i rami e le foglie di un grande albero. Pubblico questa foto,
anche se del 14 giugno 1981, perché scattata in Villa Toeplitz, proprio vicino
al luogo sopradescritto. I miei genitori erano stanchi, sfiduciati, sfiniti. Io
li guardavo con pena, mi sentivo impotente, ma la vita mi prendeva per un
braccio e mi portava altrove, quasi a dirmi che il mio compito principale era
pensare, ora, a quella bimba che stava crescendo nell’ombra.
89-continua
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