venerdì 14 aprile 2017

Ines & Mario story - 87



Il 22 aprile del 1984 mamma e papà trascorrono la Pasqua da noi, si fermano a pranzo e a cena e io sono contento di ospitarli. Ci sono anche Guido e Nicoletta (prossimi alle nozze) i miei suoceri, altri parenti. La casa è piena e il volto di mia mamma mi pare sereno. Ma non è così. Leggo infatti sul suo diario, in data 29 aprile 1984: ‘Dall’ultima volta che scrissi su questo libretto molte cose, più angosciose che serene, sono passate. E’ passata la Pasqua, ho superato con uno sforzo sovrumano gli impegni che incombevano su questa solennità. Ce l’ho fatta, credo unicamente per l’appoggio e l’amore di tutta la mia meravigliosa famiglia. Ma ora me ne andrò anche a curarmi, poiché il guaio sembra riparabile. Mi ritroverò per un mesetto circa al centro di riabilitazione funzionale respiratoria di Cuasso al Monte. Che Dio mi aiuti!’
Il 2 maggio mamma Ines viene dunque ricoverata a Cuasso, si sospetta una falda di liquido nel pericardio. Così scrive proprio quel giorno: ‘2 maggio 1984 – Ed eccoci di nuovo in ospedale, in mezzo alla sofferenza e fra le varie croci che costellano il mondo. Sono poche ore, ma abbastanza per sentirmi nuovamente rituffata nel mio passato. Ancora una volta chiedo a Dio di aiutarmi.’
E ancora, qualche giorno dopo: ’15 maggio 1984 – Riprendo a scrivere solo oggi e solo perché sento di esternare una buona notizia. Dopo giorni di incubo e di tensione, un po’ di serenità. Da domani inizio ufficialmente a fare ginnastica, dopo che le svariate prove sono state tutte fatte. Sarà lunga ma non senza speranza. Dio, Ti ringrazio! Aiutami a testimoniare, poiché in questo luogo la testimonianza è importante. Aiutami e fammi sorridere a quelle persone che apparentemente non lo meritano. Sono le persone più sofferenti quando questa loro sofferenza viene dall’animo, prima ancora che dal corpo.’
La fede, e la speranza nella guarigione, aiutano mamma Ines in questa sua permanenza a Cuasso al Monte. E chissà quante volte avrà pregato la sua cara Madonna Addolorata della basilica di San Vittore (foto), una devozione che l’ha sempre accompagnata, sin da bambina.



87-continua

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