I mesi di marzo e aprile del 1980
per mia mamma furono davvero un Calvario. Ecco cosa scrisse il 3 aprile:
‘…E’ la
Settimana Santa e Dio solo sa quanto avrei voluto partecipare alle funzioni e
agli impegni dei ragazzi. E’ una dura prova la mia e solo il pensiero di
persone che hanno molto più male di me mi rende in parte serena, anche se
accettare mi sembra insopportabile. Gesù della passione, sono nelle Tue mani,
fammi sentire un po’ almeno del coraggio e delle forze che hai avuto Tu…’
Mia mamma scrisse molto sul diario,
nei mesi di marzo e aprile: due cicli di chemio, la caduta dei capelli, la
grande stanchezza, l’ansia, la paura. Si nota una grande fede, la tristezza per
non riuscire ad essere di testimonianza, per non riuscire a sopportare con
cristiana rassegnazione, senza lamenti, la prova. In lei anche il rammarico di
vedere le persone intorno a lei che soffrono, in modo particolare la sua
famiglia, il suo Mario. Ogni minimo miglioramento viene sottolineato, ma sono
gioie di breve durata. Poi, ai primi di maggio, il prof. Magno decide di
sospendere la terapia, il ciclo di chemio, rassicura mia mamma e prenota un
appuntamento il mese successivo. Mia mamma resta perplessa ma prevale in lei la
speranza: se il medico ha deciso così, sarà per il mio bene. Una speranza che
la rianima, che la fa tornare a scuola, progettare, rivivere. Ma cosa avrà
detto il prof. Magno a mio padre? Vista la sua reazione, la sua crisi
depressiva (tanto da andare in cura dal prof. Balduzzi), è facile intuirlo. Probabilmente
si sarà reso conto che le metastasi avevano aggredito i polmoni, e quindi
crollavano le speranze di guarigione per la moglie. Ma a noi figli non disse
nulla. In questo clima di ripresa da parte di mia mamma si colloca il desiderio
di scrivere la sua storia, cronaca che mi ha consentito di arricchire questa
mia narrazione.
Così scrive mamma Ines, il 27 maggio
1980:
Riprendo a
scrivere, dopo la pausa occupata per stendere le notizie sulla mia vita. Oggi
Mario compie 54 anni e sono ben 37 che ci conosciamo. E’ incredibile dirlo, è
una vita ma sembra un minuto. Ringrazio comunque Dio della famiglia che mi ha
concesso e di quel caro compagno che mi ha aiutata generosamente e con tanto
amore nella lotta, a volte difficile, della vita. Oggi vorrei tanto andare a
ringraziare la Madonna del S.Monte come il 27 maggio del 1952, quando salimmo
tutti e due giovani e felici a chiedere la benedizione per il nostro
fidanzamento. E’ una giornata brutta, come tante di questa primavera
inesistente. Cercherò comunque di renderla bella perché né oggi né mai saranno
ammesse malinconie. Cara Madonna del Sacro Monte, chiedo con tutta la mia forza
a Te l’aiuto e la serenità.’
79-continua
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