E’
morto Ermanno Olmi, 86 anni, regista. Di lui ricordo senz’altro ‘L’albero degli
zoccoli’ e recentemente ‘Torneranno i prati’, che ho visto di recente qui a
casa mia con alcuni amici, fra i quali Ric, grande estimatore di Ermanno. L’ho
incontrato nel marzo del 2013 a Luino, quando venne a ricevere il Premio Chiara
alla carriera. Scattai alcune foto, fra cui quella che ho messo qui. Ricordo un
uomo sereno, in apparenza semplice nel linguaggio, in realtà portatore di
concetti niente affatto elementari. Direi difficile da capire. Qualcuno dice
geniale. La stessa sensazione che provo ora, leggendo una delle sue ultime
interviste, dove abbondano le citazioni e le suggestioni di non immediata
comprensione. Almeno per me. Mi soffermo su un passaggio che mi provoca.
Citando il suo amato Tolstoj, Olmi sostiene che il grande scrittore russo era amato
dal popolo perché sapeva parlare agli umili, ai derelitti. Un po’ come Cristo –dice
Ermanno- capito dai pescatori. E continua: “Essere degli intellettuali è un
grande rischio…bisogna sentirsi ignoranti…La verità sta con gli umili…”
Dunque:
non mi considero certo un intellettuale, se per intellettuale si considera una
persona colta, che fa della ragione il solo strumento conoscitivo, che apre ai
misteri della vita. Ma certamente, soprattutto negli ultimi vent’anni,
considero il farsi domande e il cercare risposte sensate una necessità, un
dovere verso la mia interezza di uomo, che è ragione e sentimento. Non
considero i dubbi una ‘tentazione’ demoniaca, vedo molti limiti anche nei cosiddetti
semplici, umili, derelitti, costretti dalla necessità materiale ad accettare
una fede. Ho fame, tu mi dai da mangiare, io credo in te. E’ pur vero che i dubbi nascono quando si
vuole capire, ma la soluzione non è fingersi ignoranti.
Ma il discorso è complesso…un
po’ come i film di Ermanno Olmi...un po’ come la vita.
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