Sì,
certo, è chiaro, poiché vado in pensione è ovvio che adesso è tutto per l’ultima
volta: l’ultima gara di atletica, l’ultimo di qua, l’ultimo di là…sino all’ultima
campanella. Mi perdonino gli amici, ma quando uno fa per 43 anni più o meno le
stesse cose, ovvio che l’ultima volta che le fa ha un certo peso. Così giovedì
scorso ho vissuto l’ultima corsa campestre della mia carriera scolastica,
campestre di istituto alla Vidoletti. Parlando di campestri dovrei forse iniziare
dalla sola corsa campestre che ho corso da alunno, inizi anni Settanta, al
liceo classico ‘Cairoli’ di Varese. Partecipai unicamente per saltare una mattina
di lezioni (come fanno più o meno tutti gli alunni) e fu un vero disastro,
perché non ero allenato. Non avevo ancora iniziato i miei allenamenti in Val
Gardena, non avevo ancora il trip per la corsa, che mi avrebbe infettato
soprattutto alla fine degli anni Novanta. Poi, come organizzatore di campestri,
eccomi ad Arcisate (1979-1984), dove con la collega Elena Sassi andavamo in un vasto prato
vicino alla scuola, e lì ricordo soprattutto la puzza di letame. Ma eccomi alla
Vidoletti. Il primo ricordo è del 28 ottobre del 1986, e qui ho anche il
documento fotografico, che propongo. Avevamo preparato una corsa campestre al
pomeriggio, naturalmente poco partecipata perché chi viene al pomeriggio, se
non può saltare le ore al mattino? Così (credo già dal 1987) ecco la classica
campestre della Vidoletti. I primi anni partivamo in rettilineo ma poi arrivava
subito la brusca curva a sinistra, così decidemmo di far partire i ragazzi in salita,
e dalla fine degli anni Ottanta questo è il percorso canonico, mai variato, con
tanto di record della scuola e via scrivendo. Limitandomi alla campestre di Istituto
(vi risparmio i tanti ricordi delle campestri distrettuali, provinciali e
regionali), per alcuni anni invitai anche ex alunni e genitori a correre, e per
due anni partecipai anch’io con la maglia dell’Inter, regolarmente battuto da
Angelo Bardelli, con Mimmo Zagonia che mi incitava. Poi, per evitare infarti e
altri guai, basta genitori e invito alle scuole elementari del nostro Istituto
comprensivo. Ma la macchina organizzativa diventava troppo complessa e non ci
stavamo coi tempi, così via anche le elementari e corsa solo per i ragazzi
delle medie.
Un
prof di ginnastica vive le corse campestri degli alunni con sentimenti contrastanti:
da un lato è felice di veder correre con tanto ardore i giovani, che accettano
la fatica nella speranza di trionfare, ma dall’altro ha sempre il timore che
qualcuno esageri, che si faccia male. Così il segno della croce a inizio gare
è, per un prof anche con scarsa fede, una necessità.
Ho
disegnato giovedì scorso il mio ultimo segno di croce da campestre, e il buon
Dio ha guardato dalle parti di via Manin!
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