venerdì 18 maggio 2018

La pretesa del pensiero


                                                              ph valentina zanzi


Cerco di esprimere il vissuto. Capita che intorno ai 50, anche 55 si tirino le prime somme, è un momento cruciale, si spera di non finire nella lista dei falliti...perché non c’è ritorno. Più innanzi, se si supera il primo step, se qualche conto torna ci si rassicura, si gode di qualche attimo di pace ma dopo i 60 tornano le domande di senso e di verifica: sì, va bene, qualcosa ho seminato, qualcosa ho raccolto, ma può bastarmi? Che segno lascio del mio passaggio? Quanto ho contribuito al bene, al bello, a far sì che la storia abbia tratto vantaggio positivo dalla mia apparizione di un attimo? Insomma: si pretende di più. Del resto chi, per noi, è più importante di noi? Certo, gli affetti, chi amiamo…ma siamo sinceri: siamo noi, infine, la nostra vita. E qui è dura, perché il vissuto che la storia avrebbe potuto benissimo fare a meno di noi si impone. E ora apro l’ombrello, per ripararmi dalla pioggia dei vostri ma cosa pretendi? Ma datti da fare anziché filosofeggiare…Vi capisco e vi giustifico, eppure sono pensieri ricorrenti in chi la sera, nel silenzio, mentre abbrustoliscono le melanzane sul fuoco e una piccola fiamma illumina una sala, non s’accontenta di non pensare.    

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