Era il mese di luglio del 1978, una caldissima giornata estiva. Andrea
Paganini, nato a Poschiavo, nel Canton Grigioni, Svizzera, aveva 4 anni. Io 18
in più e pedalavo con il mio amico Paolo proprio passando da Poschiavo, direzione
passo del Bernina, poi picchiata verso S.Moritz, il Maloja in discesa, la Val
Chiavenna e la sosta dal mio amico Roby nella sua bella villa sul lago di Como.
Già, ma questo non c’entra niente, cioè c’entra con Andrea Paganini, perché
quel bimbo di 4 anni l’ho incontrato ieri in Sala Ambrosoli a Villa Recalcati,
Varese. Oggi è un docente, ricercatore, scrittore, autore del volume di molte e
molte pagine dal titolo ‘Le indagini imperfette’ (Rubbettino editore), invitato
dal Festival del racconto-Premio Chiara a presentare la sua storia. E allora
l’ho subito intervistato.
Per quale motivo un lettore dovrebbe leggere un malloppone di così tante
pagine?
“Perché è una storia straordinaria, intriga dall’inizio alla fine, è la
storia vera di un omicidio avvenuto nell’aprile del ‘45, al confine fra Italia
e Svizzera. Due le indagini, una italiana e l’altra elvetica, con esito
opposto. Valeva la pena ricominciare da capo, aprire una nuova indagine, e
questa è la vicenda raccontata dal mio romanzo verità.”
Si sa che il genere noir, il giallo è molto amato dai lettori: perché?
“Perché, se ben scritte, sono storie coinvolgenti. Si legge per capire,
e questo processo mentale è una specie di indagine. Il lettore è sfidato a
trovare la soluzione.”
Conosce Andrea Fazioli, svizzero come lei, giallista come lei, vincitore
della prima edizione del Premio Chiara Giovani?
“Certo, è un mio amico. Invidio la sua capacità di inventare trame, io
non sono abile come lui, preferisco la realtà e vi è da dire che la vita, a
volte, è estremamente fantasiosa.”
E via con l’incontro. Paganini è atteso in sala da Bambi Lazzati e dal
giornalista (e grande ciclista) Cesare Chiericati.
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