Ero fra quelli che gli facevano avere degli articoli alla Prealpina, lui li correggeva e li titolava. Poi, dopo la pensione, ci si vedeva alla Vidoletti, almeno una volta l’anno, con il suo amico Fiorenzo (foto), per la corsa campestre Memorial Mario Croci.
Ne sapeva tante. Era umile, un gentleman,
battuta pronta, umorismo anglosassone. Ieri, sabato 1 ottobre, è stato
ricordato dai parenti, dagli amici, sala piena in piazza della Motta, dove una
volta aveva sede il Liceo Musicale. Presentato il volumone: ‘Mi chiamo Maniglio
e vi racconto una storia’ (Edizioni Il Cavedio), un libro che raccoglie i molti scritti che il dottor
Botti aveva sommato sulla sua pagina facebook: aneddoti, tanta musica, tante
storie, penna veloce e gustosa. Libro che Maniglio non ha mai voluto comporre e
pubblicare: ci hanno pensato i suoi amici (soprattutto Fiorenzo Croci) e i
figli, soprattutto Carlo, esperto di computer, abile a trasformare le pagine
digitali in pagine di carta. Oltre 500 pagine, ricamate da “un giornalista
galantuomo, che metteva al servizio di tutti il suo sapere e una grande
umanità.” Classe 1949, nativo di Gualdo Tadino (PG), penna storica de La
Prealpina, Maniscio (così lo chiamavano i figli) ci ha lasciato all’improvviso
una mattina di maggio del 2020.
La vendita del libro va a sostegno della ricerca contro la fibrosi
cistica, una malattia ancora grave e inguaribile. Le persone che ne sono
vittime – un bimbo ogni 2000/2500 nati – sono assistite in modo adeguato in
centri specializzati e l’aspettativa media di vita, che sino a due decenni fa
si attestava nell’età adolescenziale, oggi può toccare anche i 45/50 anni.
Ieri la figlia Lucia ha detto: “Quando ho saputo della malattia di
nostra figlia ho telefonato subito al mio babbo e questa è stata la sua
risposta – Cazzo, Luci, questa è una malattia bastarda! - ”
Per info: edizioni1997@ilcavedio.org.
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