lunedì 25 aprile 2016

Il mio sport - 47


Il ritorno alla normalità, dopo un anno fuori dal mondo, l’inizio dell’insegnamento alla scuola media Bossi di Arcisate, i preparativi per il matrimonio, la partecipazione attiva alla vita della comunità Shalom, tutto questo ben di Dio ridussero drasticamente la mia pratica sportiva. A parte una sporadica slittata a Livo (foto), dedicavo del tempo allo sport soprattutto dopo gli allenamenti con i ragazzi alla Varesina. Ripresi la mia corsa verso Capolago da via dei Boderi: una mezz’oretta non di più. La bici la usavo principalmente per andare a scuola, ad Arcisate, mantenendo un po’ la gamba sulla salita dei Mulini Grassi, a partire dal 1981, cioè dopo il matrimonio, con il cambio di residenza e l’abitazione a Sant’Ambrogio, ai piedi delle mie amate montagne. Niente più sci, niente nuoto, qualche partitella giovani contro vecchi a calcio o a basket, nel campo dell’oratorio di Biumo Inferiore oppure nel campetto in erba degli Alberti. Qualche partita coi ragazzi a scuola, e l’estate, con le passeggiate in montagna: Macugnaga, Val Gardena, Lignod, Foppolo, Alpe Motta, Passo Oclini, Telves in Val Ridanna. Andavo anche al mare, ma il mio nuoto stentato non mi permetteva lunghe e gratificanti nuotate. Correvo però sul bagnasciuga. La nascita delle bambine e la passione per la scrittura ridussero ulteriormente lo spazio per lo sport, che per una quindicina d’anni, diciamo dal 1980 al 1995, fu messo nel cassetto. Ricordo, a proposito del nuoto, che nell’estate del 1984 Carla ed io andavamo a nuotare alla piscina di Induno: lei a dorso andava alla mia stessa velocità in stile, il che la dice lunga sulle mie prestazioni in acqua. Rispetto alla bici, cominciai a portare sulla bici le bimbe, pedalavo per chilometri con le mie figlie sul seggiolino, ma mi pare eccessivo classificare questa attività come pratica sportiva.   

47-continua

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