In
quel tempo ero attratto dalla radicalità, sarei stato disposto anche a partire
con Carla per l’Africa, l’appartenenza al gruppo missionario decanale mi aveva
permesso di conoscere esperienze interessanti, appassionanti. Nel 1984 don Angelo
venne nominato parroco a Cassano Magnago. Contribuii alla realizzazione di uno
stampato, che riportava la storia della Comunità Shalom. Finiva dunque di
esistere quel gruppo giovanile parrocchiale? Don Angelo se ne andava, non pochi
di noi si erano sposati: che fare? Iniziò per me un periodo abbastanza lungo
fatto di meditazione su come mantenere, nella sua originalità, quell’esperienza
di fede, per me così importante. Mentre i più giovani di noi avrebbero
continuato il gruppo con il nuovo coadiutore, don Francesco, coloro che erano
cresciuti con la Shalom della prima ora erano alla ricerca di una nuova formula
ecclesiale, per continuare quel cammino, che nessuno voleva interrompere. Ed io
mi sentivo particolarmente coinvolgo in quella ricerca, ero felice di far parte
di quella esperienza di fede, credevo nel suo futuro. Ma la morte di mia mamma
Ines, il 19 agosto del 1984, mi portò violentemente con i piedi per terra,
dentro uan vita reale, anche drammatica. La morte, così vicina in questo caso
alle mie giornate, mi portava l’immagine di un Dio misterioso, coinvolto in
prima persona nel mistero del dolore e della morte. Chi era dunque questo Dio?
20-continua
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