domenica 31 gennaio 2016

Attesa

                                                                                           ph valentinazanzi


ATTESA
di carlozanzi

Sospeso fra dramma e tripudio,
m’agito al buio nell’attesa,
prego scacciando il demonio
di un mondo imperfetto.

Impotente agli eventi,
inetto davanti al futuro,
soffro un dolore non mio
che mi appartiene.

Grido nel grido,
indosso abiti di pazienza
e profondi respiri,
padrone del mondo
ma, infine, umile spettatore

di un dono e di un pianto.

31 gennaio 2016  

E' nato Tommaso

                                                                                    ph valentinazanzi


Oggi, domenica 31 gennaio, alle ore 18 circa, è nato mio nipotino Tommaso, primo figlio di mia figlia Maddalena e di papà Stefano. Ringrazio il Signore per questo nuovo dono. 

Varese, la città che cambia

                                                                                                ph carlozanzi



C'è tempo sino a domenica 7 febbraio per visitare la mostra 'Varese-La città che cambia' nella suggestiva ambientazione del Camponovo, alla Madonna del Monte, aperta al pubblico grazie alla sensibilità di Augusto Caravati. Da giovedì a domenica (orari: 10-18). 

La mia scrittura - 11



Non ricordo con precisione il momento, e neppure le mie agende mi aiutano. Era la fine del 1985, novembre, dicembre, non so. Un pomeriggio, o forse un mattino di quelli che trascorrevo, solo, con mia figlia Valentina di pochi mesi, solo perché avevo scelto di rimanere a casa in congedo parentale, mentre Carla iniziava l’esperienza lavorativa. Ho preso un vecchio quaderno, forse una vecchia agenda, e ho cominciato a scrivere la storia di quella mia esperienza di padre, le grandi gioie e le grandi paure di ogni genitore. Dopo qualche tempo, mentre la storia prendeva forma e le pagine si sommavano, per la prima volta ho pensato che quello scritto avrebbe, forse, meritato una pubblicazione non riservata ai soli parenti. Ho terminato la storia, credo nella primavera del 1986, ho riscritto con la macchina da scrivere, non ricordo nemmeno se ho chiesto il parere di Carla o se ho fatto tutto da solo, quando sono deciso vado per la mia strada. Senza alcuna esperienza di pubblicazioni, senza chiedere consigli agli esperti, immaginando che la storia potesse interessare un editore cattolico, ho mandato il dattiloscritto alla LDC, ottenendo risposta negativa. Senza perdermi d’animo, ho tentato con le Figlie di San Paolo, le Paoline di Milano, una fra le maggiori case editrici cattoliche. E dopo qualche giorno, alla fine di settembre del 1986, ricevo la telefonata di suor Battistina, delle Paoline, che si dichiara desiderosa di incontrami, perché la storia è di loro interesse. Grande euforia, uscite a Milano per mettere a punto il testo, firma del contratto e la prima delusione: avrei dovuto attendere oltre un anno, la primavera del 1988, prima di vedere il mio libro uscire nelle librerie, con il titolo ‘Papà a tempo pieno’. Le grandi case editrici programmano per tempi lunghi. Mi sembrava comunque un sogno. Ricordo quel periodo come uno fra i più belli e intensi della mia vita: insegnavo alla Vidoletti, praticamente sotto casa, avevo due bimbe, Valentina e, dall’11 ottobre 1987, Maddalena, ero in attesa di un libro vero, che sarebbe stato distribuito in tutta Italia, in centinaia di librerie cattoliche. Giudicavo quella pubblicazione repentina come la dimostrazione chiara delle mie abilità letterarie, tanto che iniziai a scrivere un romanzo e nuove poesie. Mi alzavo molto presto al mattino, scrivevo a mano, su vecchi quaderni e agende, ribattevo con la macchina da scrivere, dapprima la mia prima, vecchia Antares (identica alla Olivetti Lettera 32) e poi con una Olivetti nuova. E finalmente, il 24 marzo del 1988, ho visto nella vetrina della Libreria San Vittore, in corso Matteotti, il mio primo libro.  


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sabato 30 gennaio 2016

La mia scrittura - 10


Ma nel 1984, quando morì mia madre, avevo 28 anni, una moglie che amavo e la mia prima figlia che stava per nascere. Il dolore forte era attenuato da una sovrabbondanza di vita, e ciò è testimoniato dai miei scritti, riportati sul quaderno a fiori. Dialoghi con mia madre (che continuai per anni), tentativi poetici a lei rivolti ma anche poesie e canzoni e riflessioni sulla vita nascente. Già il 27 settembre scrivevo una canzone per bambini (foto), poi un’altra con il testo preso dal Salmo 8. La canzone 'Creazione', anni dopo, avrà l'onore di una base musicale realizzata da mio fratello Marco, sarà cantata da sua figlia Marta e troverà spazio in un cd per bambini. Il 13 gennaio del 1985, tre giorni prima della nascita di Valentina, scrivevo una delle mie prime poesie, ‘Già e non ancora’…e così un’altra, ‘Attesa’, mentre attendevo di essere chiamato in sala parto, alle 7 del mattino del 16 gennaio, mentre Varese si svegliava coperta da un metro di neve. Per pudore non riporto quelle mie prime rime, davvero infantili, ma non riesco a trattenermi dal citare almeno qualche verso della prima (Già e non ancora), ora che sto attendendo, a ore, la nascita del mio secondo nipotino.

…La vita è solo dono, certo è il più grande un bimbo,
è qualcosa che va ben oltre ogni parola,
balbetta e si confonde chi, del frutto di un grembo,
sentenziare vorrebbe con la sua voce sola…


E’ evidente a tutti l’immaturità stilistica di queste rime, ma ho osato trascriverle qui solo perché il contenuto resta valido.

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La poesia terza classificata

                                                                                                ph carlozanzi



Poesia terza classificata

Straa
di Carlotta Fidanza Cavallasca

Motivazione – In chiave gnomico-sapienziale, tre le vie a soluzione del problema dell’esistenza: quella di un ritmo frenetico e senza tregua, in cui non si danno che rapporti occasionali e superficiali; quella che riposa nell’abbandono alla natura, alla contemplazione, nel bisogno di rapporti umani sinceri e leali; infine quella più fortunata dell’incontro con persone speciali che ti arricchiscono, integrano e maturano, con le quali approfondire il senso più autentico del vivere.


Gh’è in la vita
chi straa largh
fai par cuur,
indua cità e paes
passan via svelt,
e sa va cun la pressa
da rivà in chi post
indua sa pensa da truvà
un pù da felicità.

Gh’è in la vita
chi straa silenzius,
indua sa camina adasi,
parché l’è bell guardà
ul ciel, i piant, i fiur,
indua sa incuntra chi person
ca sa ferman a parlà
e a lur sa po’ cunfidà
un magun, un pensà.

Gh’è in la vita
chi sentee un pù scundüü,
ca van drizz in dul cöör,
di person püssee speciali.
Quantu been te trovat lì!
E in un atim sa capìss,
che senza cur e dass da fa,
la ta specia propri lì
chela ca ciaman felicità!








Assassinio nella Cattedrale



In occasione dei festeggiamenti per i 25 anni di Radio Missione Francescana, questa sera, sabato 30 gennaio, ore 21, nella chiesa dei Cappuccini di viale Borri (foto), andrà in scena 'Assassinio nella Cattedrale', testo di Thomas Eliot adattato e tradotto da Antonio Zanoletti, per la regia di Luisa Oneto. 

venerdì 29 gennaio 2016

La mia scrittura - 9




Come l’innamoramento e il matrimonio sono state esperienze che mi hanno invogliato alla scrittura, così si può dire per la morte di mamma Ines, il 19 agosto 1984. Una lunga malattia, tanta sofferenza, la morte quando sono lontano da casa, a Brindisi. Una ferita profonda, che ha dato vita a molte parole scritte e a quello che si può definire il mio primo libro, realizzato a mano, in 6 copie, destinato solo a mio padre e ai miei fratelli (foto). Pochi mesi dopo la morte di mia mamma ho sentito il bisogno di riunire i ricordi che avevo di lei, di lei giovane, di lei giovane mamma, del nostro cammino insieme, durato 28 anni. Una settantina di pagine, una scrittura senza pretese formali, pulita, sincera. Da quel momento è cresciuto anche il mio desiderio di approfondire temi teologici, esistenziali: il senso del dolore, della morte, la presenza del Male, ricerche di significato che mi hanno portato a molte letture, narrativa ma soprattutto saggistica. Letture che anziché regalarmi luce hanno scavato il solco fra una fede di adesione ‘nella fiducia’ (quella che era stata la mia sino a quel momento) ad una fede in Dio più sofferta, dubbiosa. E’ solo l’inizio di un nuovo cammino, che non si è ancora concluso.  

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La parola magica

                                                                                               ph carlozanzi

Sto cercando la parola magica. Sto urgentemente cercando questa parola. So che non è 'soldi'. So che potrebbe essere Dio, ma a dimostrazione che i soldi ci vogliono ma non sono risolutivi, Dio non si può comprare. Sto cercando il principio, la magia, l'intuizione filosofica, il trucco, la filosofia di vita, un espediente che mi liberi dall'impaccio. Sto cercando lo strumento che non mi obblighi a tornare sempre da capo.   

giovedì 28 gennaio 2016

La poesia seconda classificata

                                                                                                ph carlozanzi


Seconda classificata

I lavandéer
di Enrico Carlo Tediosi

Motivazione: In un rimpianto sereno e partecipe, c’è il senso di un bosino usuale mezzo di comunicazione, nel cuore di una società non tormentata dall’assillo del quotidiano, bensì cullata dal ritmo disteso di occupazioni antiche e chiacchiere senza malevolenza.


Scarligàva via
tra i mür dul lavatòi
la vita intrega d’un paèes
insem’al ciaculà
e al sbàtt di pàgn,
al fregà e resentà
dula bügava.
Sa lavàvan
insem’ai pagn
anch’i pecàa
cunt i paròll
d’un dialètt
vècc ‘me quei stori
ch’a ma fasèvan crèed
par tègnum quiètt
magàri setàa giò
tach al camìn.
Evan chi paròll
i pagin dul giurnàal
d’un mund ch’a sa
perdèva via
sùra ‘na preia frègia
cun l’acqua e cui
pensèer di lavandèer.




La mia scrittura - 8



Nel 1979, durante il servizio militare a Malles Venosta, davo inizio alla compilazione dell’Agenda, un’abitudine che da allora non ho mai abbandonato. Di che si tratta? Ogni giorno scrivo quello che ho fatto, cronaca delle giornate mie e dei miei familiari, con qualche riflessione, un accenno ad eventi di particolare rilievo nazionale ed internazionale. Poche righe, tutti i giorni, dal primo gennaio 1979 ad oggi. Fate voi i calcoli. E dal 25 gennaio del 1983 il diario verde della zia Maria veniva sostituito da un bel quaderno a fiori, sul quale ho annotato, in bella grafia, sino alla fine del 1985, pensieri, riflessioni, i miei primi tentativi poetici, canzoni a Carla e anche qualche foto, perché già da allora amavo fotografare e accostare immagini e parole. Vedo ad esempio, sul fronte delle canzoni, il primo marzo 1983, REDS, una canzone scritta per Carla, dopo aver visto il film Reds.

In foto vedete le mie prime due Agende (1979 e 1980) e il quaderno a fiori.  

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La poesia vincitrice

                                                                                               ph carlozanzi



Poesia prima classificata

TEMPESTA
di Norma Bombelli

Motivazione: In chiave impressionistica auditivo-visiva, note di fragore violento indi, in un silenzio attonito e sospeso, il senso di uno scacco esistenziale e di natura, che lascia l’amaro della sconfitta.

Tempesta,
gòtt da giazz
gròss,
cumè nùus e binìis,
han falciàa ul me ciòos.
Sota a ‘n ciel
adèss seren
gh’è tacà su
comè strasc
i frasch

e i me fadigh.

Festa dra Giobia 2016

                                                                                               ph carlozanzi


Festa dra Giobia 2016


Giovedì 28 gennaio, Salone Estense, luci e abiti bosini, parole e musica, poesie e chiacchiere per la Festa dra Giobia 2016. Tanta gente, nuovi volti per questa Famiglia Bosina rinnovata, nel Consiglio e nelle idee. Una ventata di aria fresca, anche se fa una certa impressione (per chi segue la Famiglia come cronista da una ventina d’anni) non incrociare più gli sguardi dei bosini doc d’allora: Augusto Caravati, il Brunella, Cicita Barlocci e il marito, Natale Gorini. Gli anni passano, ora abbiamo un giovane regiù e un rinnovato Re Bosino. Rivediamo con piacere, della vecchia guardia, Ettore Pagani, segretario del Premio Poeta Bosino, che dà la parola a Robertino Ghiringhelli e al regiù Luca Broggini quando, al momento del sorbetto, è l’ora di premiare i tre finalisti del Concorso poetico in dialetto più importante della città. 33 poesie, 21 partecipanti, buona qualità. A stringere la mano ai poeti abbiamo il sindaco (ormai in scadenza) Attilio Fontana, il prefetto Giorgio Zanzi, altri assessori sparsi nell’ampio salone. Terzo posto per Carlotta Fidanza Cavallasca, con ‘Straa’, secondo per Enrico Carlo Tediosi con ‘I lavandéer’ e vittoria (bissando il successo dello scorso anno) per Norma Bombelli con ‘Tempesta’. Presenti Livia Cornaggia e Dede Conti, del Museo Tattile di Varese (una primizia del nostro borgo), e poi tanta musica, con il Gruppo Folk Bosino e con la cantastorie lombarda Diana Ceriani. Fra le novità annunciate dal regiù, anche il sostegno finanziario della Famiglia alla cura del campanile di San Vittore: il Bernascone va monitorato, e la Bosina ci sarà a dare una mano. 

C'è ancora tempo




IL LIBRO DI MOCK

Ho pensato di scrivere un libro su mio fratello Marco già alla fine della scorsa primavera. Volevo fargli un regalo. Se lo meritava. La malattia è stata più rapida della mia scrittura, ma il libro si fa. Uscirà molto probabilmente a settembre 2016, a un anno dalla morte di Mock. Nella mia prima idea di libro non c’era spazio per le testimonianze degli amici di Marco: non ci sarebbe stato il tempo di raccoglierle. Ora il tempo c’è. Chi vuole scrivere qualcosa su di lui può farlo entro la fine di febbraio 2016 e mandarmelo via mail (carlo.zanzi@teletu.it) o tramite fb. Non prenderò in considerazione testi anonimi. Chi vuole mantenere l’anonimato può farlo, ma io desidero sapere chi mi manda lo scritto. Grazie.
                                                                       carlo



La paillote di Mock



Josh Villa ci comunica che la paillote di Mock, in fase di realizzazione a Zooti, in Togo, parte di un Centro di assistenza per malati mentali, è in fase avanzata di costruzione. Sono state ultimate le fondamenta, ora si parte con la struttura esterna. 

La mia scrittura - 7



Il mio anno di militare, dal settembre 1978 al settembre 1979, mi ha permesso di ‘potenziare’ la mia scrittura epistolare. E’ stato un periodo nel quale ho scritto molte lettere, agli amici e soprattutto a Carla. Cosa che ho continuato a fare anche tornato dalla naja, e che non ho mai del tutto abbandonato. Che considerassi la scrittura anche una forma terapeutica già allora è testimoniato da uno scritto di mia mamma Ines, in data 25 marzo 1980:
“….Non ho mai voluto scrivere niente di mio poiché il ricordo dei diari di mia sorella mi aveva sempre rattristata. Ma oggi Carlo mi ha detto: -Mamma, perché non scrivi? Forse fa bene scrivere ciò che si ha dentro.- Tenterò, figlio mio, se non altro lascerò qualcosa che vi aiuterà meglio a conoscere la vostra mamma….”
Ricordo molto bene. Avevo regalato a mia mamma, malata, un quaderno, consigliandole di scrivere. Anche se il ricordo della sorella Ines (morta tragicamente, poco più che ventenne, causa una malattia fulminante), che amava scrivere diari, la rattristava, mamma Ines tenne da allora un diario, sino a pochi giorni prima della sua morte, il 19 agosto del 1984. Diario che ho battuto a macchina dopo quel triste agosto e riprodotto in poche copie, solo per i familiari (foto).

L’incontro con Carla e i primi anni di matrimonio mi hanno invogliato a scrivere, oltre che le lettere, anche alcune canzoni, parole e musica. Canzoni che, naturalmente, hanno un modesto valore artistico, non sono mai uscite dal mio appartamento, che non canto più da tanti anni, ma restano un bel ricordo, credo gradito per la persona che tali parole e note aveva ispirato.   

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Enrico for President



Complimenti al mio amico e coetaneo Enrico Stocchetti (al centro, cravatta rossa), neoeletto presidente del Panathlon Club Varese, il Club degli sportivi. Sarà contento, da lassù, papà Sandro!

mercoledì 27 gennaio 2016

Giobia di dònn

                                                                                               ph carlozanzi

Oggi, ultimo giovedì di gennaio, è la festa d'ra giobia di dònn, tipica festa varesina. Auguri a tutte le donne, varesine e non. 

La mia scrittura - 6



Dopo la maturità classica avevo davanti tre vie per il futuro: giornalismo, medicina e insegnamento di educazione fisica. Scelsi per la terza via, diciamo pure la meno impegnativa, la più sicura, che comunque mi interessava. I miei genitori non dissero nulla e accettarono la mia scelta. Si lamentò invece la mia cara zia Maria, sorella di mio papà, che aveva letto i miei temi di quinta elementare e vedeva in me un potenziale giornalista-scrittore, come suo figlio Pierluigi. Forse le avevo raccontato la storia del diario ‘rapito’ e della curiosità di mia madre, fatto sta che mi regalò nel 1975  (non ricordo se per il mio compleanno, 15 giugno, o se per San Carlo, 4 novembre) un diario verde con tanto di lucchetto, per sicurezza. Sperava in un mio ripensamento? Voleva invogliarmi alla scrittura? In ogni caso ringrazio mia zia per quel regalo, sul quale annotai, come prima scrittura, una breve frase, in data 24.XI.1975, a dimostrazione del mio genio letterario: ‘Sono le 9 passate da poco, e fra non molto andrò al Pronto Soccorso perché ho un ginocchio (quello destro) che mi fa molto male. Sono nero!’
Si noti la capacità di sintesi e la chiarezza espositiva.

Quel diario mi ha accompagnato per tre anni, sino alla fine del 1978, quando sono partito per il militare, con una coda poi nel 1980. Per la prima volta prendevo coscienza del mio bisogno di scrivere non solo per ricordare, ma anche per fare un minimo di chiarezza dentro di me. La scrittura come aiuto nella riflessione interiore. Ma nessun desiderio di scrittura creativa. Impegnato nello studio all’Isef e nelle prime supplenze scolastiche, sempre più attivo nella Comunità Shalom, non avevo molto tempo per altro.    

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Anche Diana alla Giobia



Domani sera, giovedì 28 gennaio, Festa d'ra Giobia, in Salone Estense ci sarà anche Diana Ceriani (foto), cantastorie lombarda. E poi il Gruppo Folkloristico Bosino, la premiazione del Poeta Bosino e un omaggio a due donne varesine che meritano il plauso della città. Si tratta di Livia Cornaggia e di Dede Conti, che hanno realizzato il Museo tattile varesino. 

Non corro il rischio di dimenticare



No, non credo di correre il rischio di dimenticare. Di per sé non avrei bisogno di una giornata della memoria, non riesco a dimenticare le miserie della nostra umanità malata. Il mio rischio è farmi soffocare dal non senso. 'Se questo è un uomo' di Primo Levi (foto) è uno fra i mie libri preferiti, ma Levi ha scelto di farla finita, non ha retto al non senso. "Non è possibile comprendere, ma bisogna conoscere, perché potrebbe ripetersi..." ha detto Levi. Forse io voglio comprendere. Ho l'impressione che l'unica medicina sia Dio. L'uomo, da solo, non esce da questo dramma.    

martedì 26 gennaio 2016

La mia scrittura - 5



Tornando agli anni del ‘Cairoli, e precisamente al 1975, non posso non citare il mio incontro con Ignazio Silone, l’autore di ‘Fontamara’. Diminuivano le mie speranze di glorie sportive, mentre aumentava il mio interesse per l’impegno cattolico nella comunità Shalom di Biumo Inferiore. Forse anche in virtù di questo cambiamento avevo letto ‘L’avventura di un povero cristiano’, di Ignazio Silone. Quando in terza liceo si trattò di scegliere l’argomento per la tesina di italiano, puntai sullo scrittore abruzzese, e qui abbiamo l’aneddoto di mio padre e di Piero Chiara che, all’apice del successo in quegli anni, non veniva certo studiato nella sua città. Io avevo bisogno di contattare Silone per telefono, ma come procurarmi il numero? Mio padre disse: “Lo chiediamo a Piero Chiara. Lo conosco, veniva sempre al bar dove lavoravo io.” Così, detto fatto, papà Mario telefonò a Piero Chiara, si fece riconoscere, ottenne il recapito telefonico di Silone, io chiamai il noto scrittore, lui mi disse di scrivere una lettera con le mie domande. Così feci, una lunga lettera alla quale rispose in modo assai stringato e anche ermetico, ma con la sua firma, lettera che naturalmente conservo gelosamente. Lessi molti romanzi di Silone, uno scrittore che forse oggi giudicherei un po’ ‘pesantuccio’, scrissi la tesina (che non trovo più) e feci bella figura alla maturità, anche perché il Commissario esterno era una donna del sud.  

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La poesia del mercoledì


Domani sera, giovedì 28 gennaio, è in programma a Varese la Festa du ra Giobia, con premiazione del Poeta Bosino. Ho partecipato ma non sarò fra i premiati. Non sempre si può vincere. Regalo ai miei amici la poesia che ho scritto quest'anno per il concorso di poesia dialettale. La dedico a mamma Ines e a mio fratello Marco. 



UTUMANA
di carlozanzi

‘Rivi a cà, gh’è nissün su l’utumàna;
büti là ul me paltò e la strachèza.
Sa sent dumà la tele di visìn,
buià da can, ‘na machina, ul me fiàa.

Vardi su l’utumàna, te ghe sètt,
la vöia da vidètt t’ha purtà in cà,
la vöia da sentìtt t’ha metüü lì,
giùina, bela, düü öcc dumà par mi.

“Pödi vegnì lì in brasc? Pödi basàtt?
G’ho frècc, g’ho i òss giazà e ‘na tristèza.”
Te fe cito, i tò brasc slüngà par mi,
ma seti giò, g’ho vöia da capì

perché te me lassà sul püssée bèll,
düü neudìtt da specià, lì, a pochi dì.
G’ho da savè perché sunt grand e gròss
ma vöri turnà fiö, vöri sta chi,

ul cò tacà al tò mòrbid, al prufüm.
“Petènam i cavèj cunt i tò man,
cünta sü ‘na quài storia, fàmm sugnà,
fàmm mia pensà, l’è méi dimenticà…

Pütòs, e lü indùa l’è? L’è no cun ti?
Perché te set vegnüvu dumà ti?
Gh’è post par trìi, stasìra, l’utumàna
l’è granda assée, ma strèngi, piscinìn.


Dimm mia ca te se no indùa l’è ‘naj,
famm crèed che lü al ghè anmò, cumpàgn da ti.
Ma piang ul cöör, ma manca ‘l fiàa, stasìra
riesi mia a supurtà sta vita grama.

M’han strepà via la màma e ‘l me fredèll,
g’ho dèntar ul magùn e la buriàna.”

“Al sona anmò, carö, l’è inséma a mi.”

Sènti la müsica, adèss, su l’utumàna.






OTTOMANA

Arrivo a casa, non c’è nessuno sull’ottomana;
butto là il mio cappotto e la mia stanchezza.
Si sente solo la televisione dei vicini,
abbaiare di cani, un’automobile, il mio fiato.

Guardo sull’ottomana, ci sei,
il desiderio di vederti ti ha portato in casa,
la voglia di sentirti ti ha messo lì,
giovane, bella, due occhi solo per me.

“Posso venire lì in braccio? Posso baciarti?
Ho freddo, ho le ossa gelate e una tristezza.”
Non parli, le tue braccia allungate per me,
mi siedo, desidero capire

perché mi hai lasciato sul più bello,
due nipotini da aspettare, lì, a pochi giorni.
Devo sapere perché sono grande e grosso
ma desidero tornare bambino, voglio stare qui,

la testa appoggiata al tuo morbido, al profumo.
“Pettinami i capelli con le tue mani,
raccontami qualche storia, fammi sognare,
non farmi pensare, è meglio dimenticare…

Piuttosto, e lui dov’è? Non è con te?
Perché sei venuta da sola?
C’è posto per tre, stasera, l’ottomana
è grande abbastanza, mi stringo, piccolino.

Non dirmi che non sai dove è andato,
fammi credere che c’è ancora, come te.
Mi piange il cuore, mi manca il fiato, stasera
non riesco a sopportare questa vita grama.

Mi hanno strappato via la mamma e mio fratello,
ho dentro il magone  e la tempesta.”

“Suona ancora, figlio, è insieme a me.”

Sento la musica, adesso, sull’ottomana.