ph carlozanzi
Scrivo molto, anche svariati diari, che forse nessuno leggerà. O forse sì. Chissà. Ne ho scritto uno in un periodo di sofferenza, ormai dieci anni fa. La prima parte di questo diario terminava nel Natale del 2005. Lo chiudevo con una poesia e con queste parole, che stasera mi sento di riproporre qui.
"...Chiudo con una poesia di Giovanni Maurilio Rayna, che è stata letta alla veglia di Natale. Riassume questi mesi, che nella sofferenza non hanno mai dimenticato il Signore, e che da Lui hanno ottenuto conforto. La sofferenza come ombra di luce. Vorrei la consolazione del Natale ogni giorno. So che non è possibile. Vorrei la Vita Eterna. So che posso sperarlo."
La neve è scesa sui pini
e su le ultime rose del giardino.
Il vento porterà dal nord
un coro di campane
e un lamento di flauti
sulla pianura silenziosa.
La vita ci spoglierà a poco a poco
della nostra giovinezza,
della fede nella bontà,
della speranza negli uomini
come il gelo di questa notte
ha irrigidito le dita dei pini
e sfogliato le ultime rose.
Fanciullo del cielo,
chiudi gli occhi degli uomini
sulla loro angoscia;
fa che tornino fanciulli
in mezzo ai loro bimbi
per questa notte sola...
Aiuta questi uomini stanchi
a spogliarsi del loro soffrire.
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