La
frase del grande Gabriel mi fa riflettere. La vita di un narratore, cioè di uno
che scrive romanzi e racconti, è una vita certamente condizionata dalla
scrittura, cioè dal desiderio-bisogno di raccontare per iscritto qualcosa a
qualcuno. Non è che un narratore scelga di vivere in un certo modo per poter
avere materiale da utilizzare (certamente non lo è per me, almeno), ma quando è
in fase di scrittura, quando sta lavorando a qualcosa, tende ad isolarsi, ed
allora ‘rumina’ tutto il materiale che ha dentro, e le sue vite passate tornano
alla mente. E ne immagina di future, che probabilmente non vivrà mai. Inoltre,
pur parcellizzandola e liofilizzandola, ogni narrazione è anche una
confessione. E in aggiunta in quella narrazione il narratore ci mette
ambizione, riscatto, culto della memoria, paura della morte e tanto, tanto
altro ancora, di conscio, di inconscio (e anche di sconcio….mi suonava bene!).
Nessun commento:
Posta un commento