Grazie
al caro amico Arnaldo Bianchi, ho recuperato la recensione (apparsa sul
quotidiano La Prealpina in data 30 aprile 1952, a firma F.T.), scritta dopo il
concerto di mamma Ines in Salone Estense. Elogi e anche qualche critica. Purtroppo
non si fa cenno al tipo di pianoforte, quindi il mistero del piano della
Vidoletti rimane. Sarà quello del concerto? La mia ricerca continua.
Il primo concerto
della pianista Ines
Ravasi
La giovane pianista
Ines Ravasi s’è presentata ieri sera per la prima volta al pubblico, in un
concerto particolarmente impegnativo per la eclettica varietà del programma
presentato. Ed ha vinto brillantemente la sua prima battaglia d’arte, senza
tradire affatto quella emozione di cui era certamente pervasa come tutti i
debuttanti.
Con la Ravasi si è
avuta una grata rivelazione, sia dal punto di vista del temperamento che della
preparazione. Questa giovane pianista è padrona d’un tocco che riassume potenza
e scorrevolezza insolite. A questi pregi naturali, occorre aggiungere una
rilevante tecnica e soprattutto l’invidiabile facoltà di assimilare prontamente
i vari stili degli autori rendendoli nelle loro particolari caratteristiche.
Bach, Beethoven e Franck, in modo speciale quest’ultimo nel mirabile preludio
corale e fuga, hanno rappresentato la parte classica del concerto, e la Ravasi
non è uscita schiacciata affatto da tanta musicalità, anzi, si è difesa benissimo.
Certo non tutto è
lucente e perfetto nella Ravasi; qualche deficienza è affiorata: impulsivo uso
del pedale, ridondanza di potenza a detrimento della distribuzione degli
effetti che in certi punti del concerto si sarebbe desiderato maggiore, un non
completo adeguarsi talora fra la tecnica e le possibilità espressive. Ma sono
difetti attribuibili alla gioventù e
alla inesperienza e non a doti naturali e alla preparazione che invece fanno
sperare bene per l’avvenire di questa giovane concertista, se non le verrà meno
la perseveranza e il sacro fuoco dell’arte.
F.T.
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