La
vita è così imperfetta che bisogna inventare canzoni che dicano: “La vita è
perfetta.” Aggiungendo che “Se cadi, la vita ti aspetta….” Dove? In paradiso?
Forse, ma bisogna crederci.
Paolo,
un mio ex alunno, è morto stamani a diciotto anni, dopo una malattia senza
scampo. Non so come abbia vissuto i mesi della cura inutile, della sofferenza.
Non so con quali occhi abbia guardato al suo futuro, ai suoi genitori, alle sue
sorelle, ai suoi amici. So che Paolo amava il basket, follemente. Ho cercato di
gratificarlo alla Vidoletti (eccolo in foto), anche se ad un certo punto, visti
i traballanti risultati nelle altre materie, ho pensato fosse giusto dirgli: “Bene,
Paolo, o mi dimostri di impegnarti in tutte le materie, o sono costretto a lasciarti
fuori squadra. Del resto le due esse della Vidoletti sono sport e studio.” Non
credo di aver mai dato seguito alla minaccia, forse una volta. Però venne
bocciato, cambiò sezione, dalla D alle E, divenne alunno del mio collega Enrico Piazza. Lo rividi anni dopo,
al funerale del nonno: piangeva. Voleva molto bene a quel nonno. Paolo era un
istintivo, in campo dava tutto e anche
qualcosa in più. Non era ragazzo di molte parole, il suo sorriso era delicato.
Appena ho saputo della sua morte, il suo nome si è unito alle parole ripetute
delle nostre preghiere. La mia poca fede gliela regalo tutta.
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