Piazza del Littorio a Varese-Casbeno, negli anni Venti, quando scrive il suo diario mia zia Ines (foto Morbelli)
Continuando nella lettura del primo
quaderno dei diari di mia zia Ines, noto che la scrittura si fa meno continua,
passano mesi senza nessun appunto. Fra le novità, scopro che la nonna vive a
Varese e non a Masnago, probabilmente da sola. Inoltre i miei nonni in via San
Martino avevano il pollaio, dato che per il Natale del 1925 vengono sacrificati
i due galli del pollaio di famiglia. Nell’estate del 1924 o 1925 (non si
capisce bene) mia zia andò per almeno un mese a Salsomaggiore, e non si capisce
se per vacanza o per curare non si sa quale malattia. Parla molto bene della
città termale, e si rincresce di non aver visitato il Palazzo Berzieri,
dove ancora si reca per i suoi bagni la Regina Madre Margherita di Savoia, che
morirà nel 1926. Dopo Salsomaggiore Ines è in agosto a Cuasso al Monte, e anche
qui non si sa se in vacanza o per cura. Il 14 settembre tornerà a Varese. Il Natale
del 1925 nevica a Varese.
Scrive mia zia Ines nel suo diario,
in data 1 gennaio 1926:
Un nuovo
anno si inizia! Sarà questo apportatore di gioia o di dolori?’
Quel primo gennaio sarà di pessimo
umore, molto malinconica. Il 10 gennaio parla della tragica morte di un
angioletto di due anni e mezzo, stroncato dalla meningite.
Mia zia Ines (e in ciò le somiglio)
è incline alla malinconia, e ne dà ampia prova in ciò che scrive in data 28
gennaio 1926, rivolgendosi alla sua cara amica Germana, che ha lasciato Masnago
per andare a Milano ad assistere i genitori malati:
‘E…il bello
verrà poi…disse Mussolini. Ma per noi credo che il bello sia ormai passato. Il
bello per noi fu. Ricordi Germana le belle giornate passate in aperta campagna
negli anni belli, quando nessuno fino allora era sorto sul nostro cammino. Io
credo proprio che codesti tempi non tornino più e la terribile pessimista vede
tutto nero nero e brancola così in un buco profondo sempre temendo la
catastrofe finale, quella che spezzerà per sempre il suo povero cuore. Ah mia
Germana è orribile quello che io dico e rabbrividisco ma pure deve avvenire.
Quando un giorno ci incontreremo povere vecchie ricorderemo ancora quelle che
furono le nostre prime speranze. Tu sai Germana quanto io sia sfortunata su
tutto ciò che mi è maggiormente caro. Io t’amavo tanto tanto, io avevo e vedevo
in te la sola confidente, la sola capace a comprendere le mie debolezze e il
destino ci volle separate e così per tutto ciò che amo, per tutto ciò che
prendo a cuore.’
64-continua
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