E’
un’impresa riuscire a scattare una foto decente all’artista Luca Lischetti. Ieri,
sabato 5 ottobre, al vernissage della sua mostra al castello di Masnago, ci ho
provato, ma i risultati sono qui da vedere. Perché Lischetti non ama posare, è
tipo riservato, lotta contro la società dell’immagine, dell’apparenza. Lotta da
oltre cinquant’anni, da autodidatta dell’arte, facendo leva su quello che i critici
del settore chiamano ‘espressionismo evocativo’. Non ciò che si vede, non ciò
che appare ma l’interiorità, la verità di sé, senza maschere. Non a caso la sua
mostra ha per titolo: ‘Buz Baz – Dietro le quinte’ (al Castello di Masnago sino
al 16 novembre. Orari: 9.30/12.30-14/18 chiuso il lunedì). Tanta gente ieri al
Castello, a dimostrazione che Lischetti è apprezzato: sarà il suo essere
schivo, antidivo per eccellenza; sarà che le sue opere affascinano gli amanti
di questo genere ‘astratto’. La mostra, curata da Patrizia Di Modugno (che ieri
ha fatto gli onori di casa), voluta dall’Associazione GaEle di M.Elena Danelli
e Gaetano Blaiotta, con il patrocinio del Comune di Varese (presente l’assessore
alla Cultura Enzo R. Laforgia), è stata presentata anche dal critico Luigi
Cavadini. Buz Baz: chi è costui? Un burattinaio afgano, una figura mitica che
ha ispirato Lischetti. “Siamo tutti burattinai ma insieme burattini” ha detto
fra l’altro l’artista, non certo a suo agio nel dialogo con il pubblico.
Impietoso il suo giudizio sulla nostra società, un teatrino tragicomico. Fra le
sue ultime opere in mostra, gli specchi, perché “lo specchio è nato per
riflettere la nostra esteriorità, ma non ci sono specchi per il nostro mondo
interiore.”
Nessun commento:
Posta un commento