sabato 1 aprile 2017

Ines & Mario story - 65



Apriamo allora il secondo quaderno dei diari di mia zia Ines, color carta da zucchero con il disegno di Capitan Fracassa. E il diario inizia proprio con la cronaca del Carnevale bosino:
‘Febbraio 1926 – Si avvicina il Carnevale! Dappertutto, nei circoli sportivi teatri riunioni si stanno preparando premi e sorprese per giovedì e sabato grasso…’
Interessante la descrizione del sabato grasso, con i ginnasti della Robur et Fides al Salone Brusadelli (dov’era?), gente mascherata e poi questa abitudine della colazione di mezzanotte. Zia Ines scrive che alla una e mezza di notte parevano le nove di sera, la gente in giro a far baldoria: ‘Quest’anno il Meraviglion-Sveglion fa furori’.
Ines è molto devota, scrive che, salute permettendo, parteciperà a tutte le prediche del quaresimalista. Davvero commovente è l’attesa dell’arrivo delle lettere, soprattutto dell’amata Germana.
Il primo marzo è una giornata perfida, dolore al polmone.
Ines descrive le sue giornate come massacranti, non va a letto mai prima della mezzanotte. E così si arriva l’ultima pagina, datata 9 aprile 1926….’Pasqua col suo dolce sorriso è passata!...Speriamo la stagione sia buona e la pioggia e il sole propizi e avremo una gran quantità di frutti….’
Il 12 maggio, un mese dopo queste parole, dopo una settimana di sofferenza, una meningite fulminante uccideva mia zia Ines, a 21 anni. Con lei altre due giovani donne di Varese, delle famiglie Trolli e Taborelli. Un dolore immenso per i miei nonni, che perdevano la primogenita, acuito forse da qualche senso di colpa, per non aver permesso a quella giovane di godersi a pieno la sua giovinezza.
Mio nonno Battista quasi impazzì. Raccontano che di notte, se c’era il temporale, si alzava e si preparava perché la Ines prendeva la pioggia e bisognava andare con l’ombrello. Iniziò il pellegrinaggio giornaliero al cimitero del Belforte. Il Battista volle un altro figlio, e nacque mia mamma, due anni dopo. ‘E’ tornata la Ines’ disse il padre.
Considero mia zia Ines una seconda mamma: senza la sua morte, non sarei nato.


 65-continua

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