La
mia conoscenza di don Umberto Zerbi parte da lontano. Lo incontrai la prima
volta a Biumo Inferiore negli anni Sessanta, con un ruolo né di parroco né di
coadiutore. Lo incontrai di nuovo negli anni Ottanta e Novanta, quando mi
trasferii a Sant’Ambrogio Olona e lui, di quella parrocchia, era parroco. I
nostri primi approcci non furono favorevoli. Quando era a Biumo, io
chierichetto, durante una Messa alla Madonnina mi diede uno schiaffo in
pubblico, perché avevo rovesciato non ricordo se l’acqua o il vino. A metà anni
Ottanta, quando volevo cambiare il mondo e rinnovare la Chiesa, mi diedi molto
da fare a Sant’Ambrogio per animare la parrocchia, far nascere il Consiglio
parrocchiale eccetera. Don Umberto, con qualche acciacco benché non anziano,
amante del riposino post prandiale, non vedeva di buon occhio questo giovane
parrocchiano troppo attivo. Un giorno mi disse: “Caro Zanzi, quando vedo te
vedo il lavoro.” Conoscendolo meglio, nel corso degli anni, ebbi modo di scoprire
anche gli aspetti positivi, che abitano in ciascuna persona, insieme ai difetti.
Ad esempio era un sacerdote attento alle nuove tecnologie, amante della
fotografia, consapevole della necessità, per la Chiesa, di far buon uso dei
mass-media. Per questo favorì la nascita della rivista Sul Sagrato, della quale
ho già parlato. Diventammo amici e quando si trattò di celebrare i suoi
cinquant’anni di Messa, che cadevano proprio nell’anno Duemila, mi propose di
scrivere un libro sul suo cammino di prete e di uomo. Accettai. Nacque così ‘1950-2000:
due giubilei, un solo Signore'.
A
onor del vero non lavorai gratis, mi pagò e nemmeno poco…diciamo giustamente.
In fondo avevo un minimo di credibilità come scrittore. Ma ancora una volta
questi lavori mi distraevano dalla narrativa, che in quel periodo si limitava
ai racconti.
60-continua
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