Il
2002 mi vede al lavoro anche per un terzo libro, che uscirà a maggio di quell’anno.
Un libro che affronto con piacere, trattandosi della biografia dell’architetto,
artista, uomo di cultura Bruno Ravasi: mio zio, fratello di mia madre. Il tutto
nasce grazie alla sensibilità dei prof del Liceo Artistico ‘Angelo Frattini’ di
Varese, in particolare di Alberto Ferrari (amico e collaboratore di Ravasi) e di Gabriele Scazzosi. L’idea è di
fare memoria di un personaggio varesino dimenticato, attraverso mostre e una
pubblicazione. A me il compito del libro. Sarà l’occasione per conoscere meglio
mio zio, morto prematuramente nel gennaio del 1978, un uomo di spessore,
rigoroso, moralmente ferreo, un talento d’artista unito ad una volontà e,
soprattutto negli ultimi anni, anche ad una straordinaria generosità verso la
cultura e la sua città. Per il libro avrò modo di incontrare personaggi che
avevo solo sentito nominare dallo zio, o luoghi che lo zio descriveva. In particolare
ricordo la visita al Castello Visconteo di Pavia (lì Bruno Ravasi realizzò un
importante restauro), la salita ad Arcumeggia e l’incontro con Vivi Papi, un
fotografo sacromontino dalla precisione maniacale, un personaggio fuori dal
tempo, un uomo tenero e caparbio. La grafica del libro venne curata,
naturalmente, dagli addetti ai lavori del Liceo Artistico. Vennero realizzate
tre mostre (Sala Veratti, Spazio Rossi e Arcumeggia), due presentazioni, Varese
ritrovò per qualche giorno, in quel mese di maggio, un uomo che non meritava il
silenzio. Per parte mia sono felice di aver contribuito, nel mio piccolo, a
tracciare un ritratto abbastanza esaustivo di un artista che mi è di esempio,
continuo sprone alla mia pigrizia, al mio accontentarmi.
65-continua
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