Il
2001 è anche l’anno che mi permette in un certo senso di sdebitarmi nei
confronti dello scrittore Gino Montesanto, che tanto si era dato da fare per incoraggiare
la mia scrittura. Al quotidiano La Prealpina riesco ad avere sempre più spazio,
scrivo di tutto un po’, in aggiunta alla rubrica Pensieri & Parole: cronaca
varesina, cultura, sport. In occasione dell’uscita dell’ultimo romanzo di
Montesanto, ‘Sottovento’, riesco ad avere lo spazio per un’intervista. Gino è a
Varese, ci incontriamo, parliamo a tutto campo, esce il pezzo nella pagina
della Cultura e Spettacoli. Sono contento perché davvero Montesanto meritava
queste mie attenzioni: nessuno fra gli addetti ai lavori ‘narrativi’ ha mai
creduto con così viva convinzione nelle mie potenzialità. E lo stesso Gino è felice
di quell’incontro. Così scrive in un
biglietto, in data 24 gennaio 2001:
Ti sono grato, caro Carlo,
per quanto sei stato gentile nei miei confronti –e nei confronti dei miei
amici- il giorno che abbiamo fatto irruzione in casa tua. Bell’incontro! E
grazie poi per lo spazio che mi hai dedicato su ‘La Prealpina’: per le domande,
le risposte, i commenti, per tutto. Ma una cosa vorrei raccomandarti: se le hai
ancora quelle mie due tre lettere che ti inviai in momenti diversi, rileggile
con attenzione. Ci sono spunti perché tu ti prenda un po’ più sul serio: come
narratore, voglio dire. Altrimenti, le mie sono state parole al vento. La
stoffa ce l’hai, ma devi pettinarla meglio. Tutto qui. Meno devozionismo e più
moti del cuore, decisioni dell’intelletto. Credo di non sbagliarmi. Un caro
saluto a te, a tua moglie, alle tue figlie, grazie ancora e a rivederci chi sa
quando.
Gino
Rispetto
alla parte finale del biglietto, senz’altro ho dato a retta a Gino: il devozionismo
non esiste più nella mia narrativa, abbondano soprattutto i moti del cuore.
Purtroppo questo è uno degli ultimi, o forse l’ultimo contatto scritto con l’amico
Montesanto. Ci siamo persi di vista negli anni seguenti, e neppure ho saputo
della sua morte, avvenuta a Roma il 5 luglio del 2009. Proprio in occasione di
questa breve storia della mia scrittura ho riletto quelle due, tre lettere di
Gino, non credo di aver seguito alla lettera i suoi consigli ma senz’altro le
sue parole sono state importanti per me, e mai riuscirò a sdebitarmi.
63-continua
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