E
nel 2006 il mio racconto lungo ‘Vicolo Canonichetta’ prende forma. E’ scritto
di getto, ogni tanto interrompo per piangere. Del resto è un tempo nel quale ho
perso la corazza, sono scoperto, vestiti troppo leggeri per le intemperie dell’esistere.
Più che respingere la vita, la vita mi penetra dentro. Non mi curo dello stile,
non mi interessa, la mia scrittura è sempre più scarna, essenziale. L’essere
giornalista ha senz’altro modellato quel modo di comporre i periodi. Due storie
parallele, quella di Giulio e quella di Matilde, le diverse facce dell’amore,
il tradimento, la vita che diventa incontrollabile, la mente che s’allontana,
che non risponde, che diventa incomprensibile. Varese, il Sacro Monte, il lago,
la città, quel Vicolo Canonichetta, cuore del cuore del borgo: qui si svolge l’azione,
in poche ore, dall’alba al tramonto del 26 maggio 2005. Ho bisogno di
delimitare con chiarezza il percorso, il tempo. Il limite, il peccato, la fede,
un Dio che torna nella mia scrittura come Mistero sempre meno definibile, il
bisogno di un riscatto finale, di un gesto clamoroso d’amore, di distacco da sé:
questi gli ingredienti. Un racconto che ha una sua colonna sonora, canzoni ad
accompagnare un’altra storia d’amore, amore giovanile di Sofia e di Altin.
74-continua
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