Il
nuovo millennio vede anche il mio esordio nella squadra del Premio Chiara, un
evento legato solo indirettamente alla mia scrittura, ma comunque rientrante
sempre nello stesso capitolo. Dopo aver partecipato con insuccesso due volte al
Premio Chiara come autore, dopo averlo seguito come giornalista per una decina
d’anni, ricevetti una telefonata da Bambi Lazzati: “Gottardo Ortelli ti
vorrebbe parlare, puoi venire al Caffè Zamberletti di Piazza Monte Grappa?”
Come no, non mi feci pregare e andai all’incontro. Ricordo che avevo un gran
mal di testa e mi chiedevo cosa volesse da me l’ex assessore alla cultura del
Comune di Varese, nonché presidente del prestigioso premio letterario. E’
presto detto: in una politica di ricambio dei membri della Giuria, mi chiedeva
se ero disposto a farne parte, in sostituzione di Marta Morazzoni. Naturalmente
accettai subito, dando inizio ad una bella ed arricchente esperienza, durata
dieci anni, e che ancora continua, come giurato del Premio Chiara per inediti.
Ebbi modo di leggere parecchio, conoscere giornalisti, scrittori, gente di
cultura; toccavo con mano, da vicino, quell’ambiente che avevo solo immaginato,
che era stato dell’amico Gino Montesanto, addirittura mi rendevo giudice delle
sorti altrui, dopo che per molto tempo altri erano stati ‘inclementi’ con me.
Fra le cose più arricchenti, ebbi anche la possibilità di dare il mio
contributo come scrittore alla rivista ‘Confini’, che per qualche anno uscì,
edita dagli Amici del Premio Chiara. Ricordo fra gli altri, giurati allora, il
professor Luigi Ambrosoli, Giovanni Pacchiano, la cara Piera Corsini, il
medico-letterato Romano Oldrini (attuale presidente del Premio), il simpatico Peppo
Curonici, Ambrogio Borsani, la dinamica Bambi Lazzati e naturalmente Gottardo
Ortelli (foto), che ancora ringrazio per la scelta e che, morto prematuramente, qui ricordo
con affetto.
61-continua
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