Verso
la fine del 2009 ero riuscito, dopo un po’ di lavoro ai fianchi, con pazienza e
credendo nella mia rubrica, a trovare uno spazio per Pensieri & Parole,
nella pagine delle Lettere de La Prealpina. Ero contento anche perché i miei
rapporti con l’editore (ed ex direttore) erano positivi, tanto che mi avevo
commissionato alcune pagine monografiche. Poi il ‘fattaccio’, una notizia da me
scelta e pubblicata sull’AgendaVarese2010, una news del mese di marzo, quando
si annunciava uno sciopero proclamato dai lavoratori del quotidiano di via
Tamagno. La notizia (niente di che, un semplice fatto riportato da tutti i
media varesini) sarebbe passata inosservata se un solerte giornalista della
Prealpina (certamente non gli stavo simpatico) non l’avesse segnalata alla
proprietà, giudicandola inopportuna. L’editore si inviperì, troncò di netto la mia
collaborazione più che decennale con il giornale, se la prese anche con i
fotografi (ma loro non avevano alcuna colpa per le notizie scelte), che
ovviamente chiesero conto a me per quella ‘breve’ poco oculata. Tutto il mio lavoro di anni, per valorizzare e promuovere l’Agenda Varese, venne
cancellato da una notizia di poche righe, che continuo a considerare più che
pubblicabile. Fatto sta che il nostro terzetto si divise, loro continuarono per
due o tre anni a pubblicare l’Agenda, scegliendo una giornalista del loro
giornale, dando più rilievo alle immagini e meno al testo scritto. Per me fu
davvero un episodio triste. Ricordo ancora la presentazione della prima Agenda
senza di me: in Salone Estense, io in fondo, ignorato dai due amici
fotoreporter. Per fortuna Antonio Franzi, anche in quel caso conduttore della
serata, mi vide e si ricordò di salutarmi, indicandomi fra i presenti. Si
chiuse così in modo per me inglorioso la bella avventura dell’AgendaVarese.
Nella primavera del 2009 avevo organizzato, nella sala Ambrosoli a Villa Recalcati,
una seconda presentazione del mio racconto lungo ‘Cicale al carbonio’ (foto),
con l’amico giornalista e ciclista Paolo Costa, Miss Mondiali Gloria
Bertazzoni, Antonio Borgato (che aveva musicato un mio testo in dialetto, dal
titolo Pedala) e mio fratello Guido.
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