domenica 7 agosto 2016

La mia scuola - 18

                                                                                   ph carlo meazza

Qui ho un vuoto, non ricordo se in prima liceo il già citato prof. Mario Castiglioni fosse anche prof. di italiano, oltre che di greco e di latino, oppure ci fosse Pariani (che forse arrivò in seconda) o già Di Cristina. Ma non è essenziale. E’ invece essenziale ricordare che in prima liceo arrivò per noi il tanto temuto prof. di storia e filosofia, Cesare Revelli. Un ‘rosso’ dalla forte personalità. I libri con lui non esistevano. Lui arrivava, si sedeva, scorreva l’elenco, se era tempo di interrogazioni chiamava qualcuno, se no accendeva la sigaretta, si metteva a camminare per la classe, si appoggiava al calorifero, sciarpa sul collo, fumava e parlava. E noi dovevamo prendere appunti, perché altro modo non c’era per superare le interrogazioni. Incontrammo così il modo revelliano di spiegare storia e filosofia, un modo a mio avviso non adeguato alle nostre capacità, sicché molti di noi (compreso il sottoscritto) studiavano a memoria quegli appunti, ma non sempre capivano, soprattutto per ciò che riguarda la filosofia. Io arrivai sempre alla sufficienza, ma non agevolmente. Mi spiace di aver cestinato quei quaderni. Oggi forse avrei capito di più. Revelli è uno dei pochi prof. che rividi dopo la maturità. Lasciata la nostra classe in terza liceo fece il preside, ma lo incontrai come consigliere provinciale, quando seguivo la politica per il settimanale Luce. Eccolo in una bella foto di Carlo Meazza, proprio degli anni del nostro incontro. Probabilmente non ha mai apprezzato il fatto che io non fossi impegnato politicamente, che fossi un cattolico all’acqua di rose, che pensassi soprattutto allo sport. Non ci fu mai  feeling fra noi. Intellettualmente era un cavallo di razza, non  perdeva occasioni per mostrare la sua superiorità e la nostra pochezza. In questo caso, pur essendo di sinistra, non stava dalla parte dei deboli e degli oppressi!    

18-continua

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