Qui
ho un vuoto, non ricordo se in prima liceo il già citato prof. Mario Castiglioni
fosse anche prof. di italiano, oltre che di greco e di latino, oppure ci fosse
Pariani (che forse arrivò in seconda) o già Di Cristina. Ma non è essenziale. E’
invece essenziale ricordare che in prima liceo arrivò per noi il tanto temuto
prof. di storia e filosofia, Cesare Revelli. Un ‘rosso’ dalla forte
personalità. I libri con lui non esistevano. Lui arrivava, si sedeva, scorreva
l’elenco, se era tempo di interrogazioni chiamava qualcuno, se no accendeva la
sigaretta, si metteva a camminare per la classe, si appoggiava al calorifero,
sciarpa sul collo, fumava e parlava. E noi dovevamo prendere appunti, perché
altro modo non c’era per superare le interrogazioni. Incontrammo così il modo
revelliano di spiegare storia e filosofia, un modo a mio avviso non adeguato
alle nostre capacità, sicché molti di noi (compreso il sottoscritto) studiavano
a memoria quegli appunti, ma non sempre capivano, soprattutto per ciò che riguarda
la filosofia. Io arrivai sempre alla sufficienza, ma non agevolmente. Mi spiace
di aver cestinato quei quaderni. Oggi forse avrei capito di più. Revelli è uno
dei pochi prof. che rividi dopo la maturità. Lasciata la nostra classe in terza
liceo fece il preside, ma lo incontrai come consigliere provinciale, quando
seguivo la politica per il settimanale Luce. Eccolo in una bella foto di Carlo
Meazza, proprio degli anni del nostro incontro. Probabilmente non ha mai
apprezzato il fatto che io non fossi impegnato politicamente, che fossi un
cattolico all’acqua di rose, che pensassi soprattutto allo sport. Non ci fu mai
feeling fra noi. Intellettualmente era
un cavallo di razza, non perdeva
occasioni per mostrare la sua superiorità e la nostra pochezza. In questo caso,
pur essendo di sinistra, non stava dalla parte dei deboli e degli oppressi!
18-continua
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