Il
1996 è anche l’anno del mio incontro con Andrea Vitali. Mio coetaneo, l’avevo
seguito nei suoi esordi letterari, vincitore del Premio Mont Blac. Un vincente
come scrittore (non so come medico a Bellano, professione che ha esercitato e
forse ancora esercita), che proprio
nel 1996 partecipò al Premio Chiara con la raccolta di racconti ‘L’ombra di
Marinetti’, vincendo, naturalmente. Ormai seguivo da anni il Premio come
giornalista del Luce, così incontrai Andrea alla cerimonia di premiazione, non
ricordo se al Castello di Masnago o al Chiostro di Voltorre. Lo intervistai,
lui mi regalò il suo ultimo romanzo, ‘Un amore di zitella’, edito dalla
Periplo, una piccola casa editrice del lecchese, la stessa che gli aveva pubblicato
il libro, vincitore del Chiara. Qualche tempo dopo scrissi la recensione di
quel romanzo, che uscì su La Prealpina. Ho quindi assistito in diretta alla
partenza alla grande del narratore Andrea Vitali, che da quel momento trovò in
Garzanti il suo nido. ‘Un amore di zitella’ venne ripubblicato proprio da
Garzanti, e lì cominciò il suo successo oltre i confini lombardi. Un libro all’anno,
migliaia di copie vendute, il nuovo Piero Chiara del Lario: in un certo senso siamo
diventati amici. Ora non invidio più il suo successo, l’età regala saggezza. Ma
allora un po’ di invidia la covavo per Andrea. Invidia relativa, anche perché il
vantaggio della mia narrativa è che non ha recinti, limiti, obblighi di stile e
di contenuti. Credo che Vitali un po’ abbia sofferto e soffra il dover seguire
un filone di successo, con narrazioni simili, nell’ambiente, nei personaggi,
nel periodo storico, nelle tematiche. Non so, magari è solo una mia illazione,
e certamente lui non confesserebbe mai questa ‘costrizione’. Comunque rivedo
volentieri Andrea di tanto in tanto, lui mi sorride: “Come va?” “Bene” gli
rispondo “continuo a scrivere.” E mi fermo lì.
50-continua
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