domenica 31 dicembre 2017
La borraccia dell'Augusto
Hanno regalato a mio fratello Guido questa borraccia d'antan. Per la verità sarebbe stato un regalo più adatto a me, vista la mia grande passione per la bici. Resta comunque in famiglia. Non è un gran cimelio, ma è una borraccia (penso degli anni Sessanta-Settanta) che proviene dal rivenditore di bici Augusto Zanzi (mio parente), a suo tempo gregario di Fausto Coppi e poi venditore e riparatore di bici in via Veratti. Augusto Zanzi è stato lo Zanzi più famoso, nel mondo del ciclismo...prima che arrivassi io, naturalmente!
Brinzio e Cunardo vi aspettano
ph carlozanzi
Amanti dello sci nordico, perché mai sommare chilometri? A Brinzio e a Cunardo si scia che è una meraviglia: oggi, domani, i prossimi giorni di vacanza....se tiene il freddo, si andrà avanti a lungo. Ottime piste, maestri preparati per chi vuole imparare, noleggio materiali, prezzi più che accessibili, divertimento e fatica assicurati.
Amanti dello sci nordico, perché mai sommare chilometri? A Brinzio e a Cunardo si scia che è una meraviglia: oggi, domani, i prossimi giorni di vacanza....se tiene il freddo, si andrà avanti a lungo. Ottime piste, maestri preparati per chi vuole imparare, noleggio materiali, prezzi più che accessibili, divertimento e fatica assicurati.
Un anno di sport
ph carlozanzi
Con una piacevole sciata a Brinzio, chiudo l'anno sportivo 2017. Non starò qui a tediarvi con cifre, chilometri percorsi eccetera. Già sto abbastanza antipatico così. Dirò solo che ho avuto la fortuna di poter praticare quasi tutti i giorni un'oretta di sport, quindi ringrazio chi mi ha permesso di farlo. Avevo qualche minimo obiettivo che ho raggiunto, a parte i tiri liberi a canestro, che da domani diverranno 62 e non più 61, quindi ancor più impossibili da centrare. Ho potuto applicare la mia filosofia: meglio una goccia al giorno che un bicchiere una volta la settimana. Mi rendo conto che gli anni passano, quindi vado diminuendo l'intensità dei miei allenamenti. A volte mi basta anche una mezz'oretta, anche venti minuti, una doccia calda e via...
Con una piacevole sciata a Brinzio, chiudo l'anno sportivo 2017. Non starò qui a tediarvi con cifre, chilometri percorsi eccetera. Già sto abbastanza antipatico così. Dirò solo che ho avuto la fortuna di poter praticare quasi tutti i giorni un'oretta di sport, quindi ringrazio chi mi ha permesso di farlo. Avevo qualche minimo obiettivo che ho raggiunto, a parte i tiri liberi a canestro, che da domani diverranno 62 e non più 61, quindi ancor più impossibili da centrare. Ho potuto applicare la mia filosofia: meglio una goccia al giorno che un bicchiere una volta la settimana. Mi rendo conto che gli anni passano, quindi vado diminuendo l'intensità dei miei allenamenti. A volte mi basta anche una mezz'oretta, anche venti minuti, una doccia calda e via...
Un anno di Dio
Il grande crocifisso della chiesa di Avigno (ph carlozanzi)
A Dio piacendo (ma credo che a Dio piaccia) concluderò stasera l'anno religioso con la Messa vespertina e il Te Deum di ringraziamento, come da tradizione. Se penso a me devo riconoscere che il 2017 è stato un buon anno. Ma io non sono solo io, sono senz'altro determinato anche da chi mi sta più vicino, e allora anche in questo caso non posso lamentarmi. Non vi sono stati episodi che hanno rivoltato come un calzino la mia vita. Se però allargo l'orizzonte al di fuori di casa mia, allora trovo quanto meno due famiglie che conosco, travolte dall'immane tragedia della perdita di un giovane figlio, e potrei allungare l'elenco di conoscenti, che certo odieranno questo 2017. Lutti, sofferenze, ferite che in qualche misura mi hanno coinvolto, rendendo il mio sorriso necessariamente contenuto. Sì, in ogni caso, a dispetto di questi lutti, ringrazierò Dio, questa Presenza misteriosa che continuo a considerare non l'artefice del male, del dolore, della morte, ma questo Padre buono, che consola e rende non del tutto inammissibile una Vita eterna.
A Dio piacendo (ma credo che a Dio piaccia) concluderò stasera l'anno religioso con la Messa vespertina e il Te Deum di ringraziamento, come da tradizione. Se penso a me devo riconoscere che il 2017 è stato un buon anno. Ma io non sono solo io, sono senz'altro determinato anche da chi mi sta più vicino, e allora anche in questo caso non posso lamentarmi. Non vi sono stati episodi che hanno rivoltato come un calzino la mia vita. Se però allargo l'orizzonte al di fuori di casa mia, allora trovo quanto meno due famiglie che conosco, travolte dall'immane tragedia della perdita di un giovane figlio, e potrei allungare l'elenco di conoscenti, che certo odieranno questo 2017. Lutti, sofferenze, ferite che in qualche misura mi hanno coinvolto, rendendo il mio sorriso necessariamente contenuto. Sì, in ogni caso, a dispetto di questi lutti, ringrazierò Dio, questa Presenza misteriosa che continuo a considerare non l'artefice del male, del dolore, della morte, ma questo Padre buono, che consola e rende non del tutto inammissibile una Vita eterna.
sabato 30 dicembre 2017
Natale + niente
Come l'acqua bollente dei suffumigi al bicarbonato o al Vicks Vaporub (i vapùur, gli sfumenti...), nostra amica in questo periodo di raffreddamenti, che sale dopo cambiamento di stato verso il nostro naso e il soffitto, così è svanita ormai la magia del Natale (per i bimbi) e magari lo stress del Natale (per gli adulti). I bimbi forse attenderanno nuovi doni dai Magi o dalla Befana che dir si voglia, pargoli già annoiati dai molti nuovi sofisticati doni ricevuti dal Bambin Gesù; gli adulti stanno allestendo la cerimonia laica di fine anno.
Termino questi miei post con riferimenti natalizi. Il Natale (come sospettavo) purtroppo non mi ha cambiato in meglio ma (per fortuna) nemmeno in peggio. Però avverto i primi sintomi di un raffreddore veniente. Quindi ben vengano i suffumigi.
Questione di danée
Domani, domenica 31 dicembre 2017, uscirà l'ultimo numero del quotidiano La Provincia di Varese. Fra i motivi per i quali si vendono pochi giornali, vi è quello -non secondario- che oggi troviamo le notizie, gratis, on line. Un noto giornalista varesino fa notare che è una panzana credere che si possa avere gratis un bene, un servizio...Tutto ha un prezzo, e non si vede perché le notizie, frutto di un lavoro, non debbano costare. Se penso ai libri di carta e a quelli on line non ho dubbi: il libro di carta non può morire perché non è la stessa cosa tenere in mano un libro e leggerlo dal tablet. Se penso al quotidiano che -come diceva un altro noto giornalista varesino- il giorno dopo è buono solo per incartare la verdura, ho meno certezze. Chi lavora deve essere pagato, ovvio, ma se un quotidiano on line trova il modo di pagare i suoi dipendenti tramite la pubblicità (la sola fonte di guadagno), perché no? La questione è complessa, così semplifico, ma la tendenza è chiarissima. Certo, un quotidiano on line in genere non approfondisce, sintetizza, così si abitua il lettore ad accontentarsi del titolo e di qualche riga, di immagini e video...Ma un dato è lapalissiano: facciamo fatica a cacciare fuori i danée, e tutto ciò che è gratis è bene accetto. Notizie comprese.
venerdì 29 dicembre 2017
Luci nella notte
ph carlozanzi
Ieri sera, venerdì 29 dicembre, alle ore 20.30 si è mossa dalla Prima Cappella del Sacro Monte la lunga colonna (oltre 600 presenze) che ha dato vita alla Seconda Fiaccolata di fine anno, organizzata dal Comune di Varese e dalla Parrocchia del Sacro Monte, con la collaborazione degli alpini. Di amici la nostra sacra montagna ne ha parecchi, compreso il borgomastro Galimberti. Gli alpini hanno tracciato il percorso, si sono messi al principio e alla fine del gruppo illuminato da torce e candele, popolo soprattutto composto da varesino fra i venti e i sessant'anni, gente che cammina, che predilige la natura alle suggestioni televisive. Selfie a raffica, tanti oooohhhh!!!!!! di stupore per quel gelido buio scaldato dal fuoco, questa volta amico. Qualcuno forse ha anche pregato, lungo la rizzàda, ma non era obbligatorio.
Ieri sera, venerdì 29 dicembre, alle ore 20.30 si è mossa dalla Prima Cappella del Sacro Monte la lunga colonna (oltre 600 presenze) che ha dato vita alla Seconda Fiaccolata di fine anno, organizzata dal Comune di Varese e dalla Parrocchia del Sacro Monte, con la collaborazione degli alpini. Di amici la nostra sacra montagna ne ha parecchi, compreso il borgomastro Galimberti. Gli alpini hanno tracciato il percorso, si sono messi al principio e alla fine del gruppo illuminato da torce e candele, popolo soprattutto composto da varesino fra i venti e i sessant'anni, gente che cammina, che predilige la natura alle suggestioni televisive. Selfie a raffica, tanti oooohhhh!!!!!! di stupore per quel gelido buio scaldato dal fuoco, questa volta amico. Qualcuno forse ha anche pregato, lungo la rizzàda, ma non era obbligatorio.
Aperta
Da stamani, sabato 30 dicembre, la pista di sci da fondo di Brinzio è ufficialmente aperta. 40 cm di neve farinosa hanno permesso di tracciare un anello di circa 4 km. La pista di Cunardo è già aperta da qualche giorno. Divertìtevi!
Ma come faccio?
Stamani ho ricevuto in dono dal mio amico Pippo un superregalo natalizio, questa giacca a vento originale, utilizzata da atleti e allenatori del circo bianco nella stagione agonistica 2003/2004. Pippo è stato infatti per anni tecnico nazionale dello sci nordico. Regalo assai gradito, naturalmente, ma io mi domando: come posso indossare questo indumento, io, ultimo fra i fondisti, anzi, neppure mi posso chiamare fondista (parafrasando la famosa dichiarazione di San Paolo)! E se non la uso mentre pratico sci nordico, come posso portare sulla schiena la scritta Italia, io, che sono stato convocato solo due volte nella Lombardia e mai nella nazionale italiana, come ginnasta? Non sarebbe un eccesso di vanagloria?
Vedrò di fare in ogni caso buon uso del regalo, al di là di queste riflessioni. Grazie, Pippo!
Più poveri
Alla fine di questo 2017 chiuderà la sua avventura il quotidiano La Provincia di Varese. Salvo rinascite. Una voce giornalistica in meno è sempre una perdita. Siamo più poveri. Non farò lunghi discorsi sulla crisi della carta stampata, sulla difficoltà per Varese di ospitare due quotidiani su carta eccetera eccetera. Mi limito a ricordare che per oltre un anno -dalla fine del 2010 alla fine del 2011- anch'io ho collaborato a La Provincia, grazie al buon cuore dell'allora caporedattore Vittorio Colombo. Ero stato 'licenziato' da La Prealpina e cercavo ospitalità in un altro giornale, per la mia rubrica Pensieri & parole. Colombo accolse le mie richieste e una volta la settimana, la domenica, usciva il breve corsivo. Ecco in foto il primo. La mia avventura durò poco, Colombo cambiò sede, mi dissero che venivano eliminate le rubriche, che avrei forse trovato spazio nell'edizione online, il mio blog prese il posto del quotidiano, regalandomi inattese soddisfazioni.
Benché la mia vicinanza non serva a nessuno, sono vicino ai giornalisti che hanno perso il posto di lavoro. Non so cosa vuol dire, ma posso certamente immaginarlo.
Natale +4
Nel periodo natalizio mi piace visitare qualche presepe, e una tappa tradizionale è quella per il presepe di Avigno, soprattutto perché ci lavora nella preparazione (con altri) il mio amico Paolo, preciso, appassionato. Titolo: 'Dalle montagne al lago, con il cuore aperto al mondo'. Si legge nel foglietto illustrativo: 'Anche quest'anno il nostro presepe rappresenta la Comunità Pastorale Maria Madre Immacolata immersa nella natura che la circonda. Le nostre chiese sorgono sulle strade che si snodano dalle pendici del Sacro Monte e del Campo dei Fiori fino a giungere in riva al lago....'
Come posso non amare questo presepe, che parla di Sacro Monte e Campo dei Fiori? Ci manca giusto solo Brinzio!
giovedì 28 dicembre 2017
San Brinzio ha fatto la grazia
ph cibi
San Brinzio ha fatto la grazia. 30 cm di neve alla Mottarossa (foto), 40 a Brinzio. E chi sta in casa, peggio per lui.
San Brinzio ha fatto la grazia. 30 cm di neve alla Mottarossa (foto), 40 a Brinzio. E chi sta in casa, peggio per lui.
Ferita
ph da google immagini
Si
arriva ad un’età, la mia, e ci si rende conto che il corpo è ferito, l’anima è
ferita, cicatrici, errori, silenzi….si cresce puntando alla perfezione…si
sbaglia ma si rimedia…la perfezione forse esiste….poi si capisce che bisogna convivere
con la nostra povertà…ce la porteremo appresso sino alla fine…la vita non è un
cammino verso la perfezione, un’ascesa…in realtà è la sopportazione di un
peccato d’origine e ci si barcamena, si ondeggia, su e giù, nella gioia quando
ci si accorge che c’è speranza…piccoli traguardi quotidiani, gratificazioni da
poco che diventano tanto, ideali striminziati, ristretti dalla lavatrice dell’esistere
che ha usato un programma sbagliato, troppo calore, troppo calcare, detersivi
inadatti…ma siamo quel che siamo e dobbiamo farci andare bene così..e a volte
persino ci piaciamo…
Natale +3
La storia di Luca, giovane
di 26 anni morto in moto lo scorso gennaio, non per colpa sua, è ben nota ai
varesini e ha inciso nel profondo, come ogni morte giovane. Conosco il padre Marco,
più o meno la mia età e alcune passioni comuni, soprattutto lo sport, la
montagna. Conosco la madre Loredana, faceva ginnastica artistica con me alla
Varesina. E conosco di vista i due fratelli di Luca, Pietro e Matteo. Una
famiglia per alcuni aspetti come la mia: tre figli, il padre prof di
ginnastica..e anche la madre…gente sportiva. Non sapevo invece che Marco
sapesse scrivere, o forse non lo sapeva nemmeno lui e la scrittura gli è nata
dentro come bisogno, dopo quel tragico volo. Ho fra le mani un libro scritto da
lui, Marco Antonetti, che mi hanno regalato per Natale: ‘Luchino mio...’ Marco,
a caldo, ha trovato nella scrittura uno sfogo, una liberazione, una necessità.
Parole ben scritte ma soprattutto nate di getto, vere, anche dure, sincere,
senza sfumature, che non tralasciano nulla di ciò che un padre può provare in
quei momenti che nessun padre vorrebbe (e dovrebbe) vivere nella sua vita di
genitore. Un figlio non deve MAI morire prima di un genitore, ma succede. Uno
dei tanti misteri di questa vita stupenda e drammatica. Marco, “bastardo nella
fede” (cioè credente in Dio ma a modo suo, e in questo mi ci ritrovo assai) trova
nella fede nuova una via di salvezza. In fondo non ci sono che due vie, di
fronte al peggio del peggio: aggrapparsi a qualcosa o a Qualcuno, o lasciarsi
morire, finire di vivere. Marco si aggrappa a Dio e lì ritrova il suo Luca
ancora in vita, trova il modo di raccontare a tutti chi era Luca, un giovane
pieno di vita e credente, trova la speranza per andare avanti. Non è la prima volta
che noto reazioni differenti (di fronte allo stesso dramma) fra padre e madre. Le
madri più facilmente si chiudono in un dolore infinito, non hanno parole se non
lacrime, ritengono che mostrare anche un minimo di serenità sia fare un torto al
figlio morto, mentre i padri reagiscono nel fare, nel fare memoria del figlio, scrivono
libri, organizzano eventi. Marco ha scelto questa seconda via. Un diario che
sanguina lacrime e dolore in ogni riga, che descrive persino nelle sensazioni
fisiche ciò che realmente prova un padre di fronte al figlio disteso in
obitorio, “con il volto sanguinante e il cranio fracassato”.
Sono a metà del libro ma ho voluto parlarne da subito. Non è un libro che ha bisogno di attendere il
finale, non è un romanzo. Purtroppo non è finzione. Purtroppo perché Luca è
morto, ma Marco ci fa capire che si può continuare a vivere e a credere in un
Padre, nonostante il più atroce dei lutti.
mercoledì 27 dicembre 2017
Natale +2
ph carlozanzi
Il periodo natalizio lo vorremmo con la neve o, al più, con il sole: con la pioggia proprio no. E invece quest'anno ci è capitata la pioggia. Pensando al binomio neve-pioggia e al fatto che il Natale fa tornare bambini, facilita i ricordi, allora stamani ho pensato agli anni Sessanta. Sì, nevicava con più abbondanza di oggi, ma pioveva anche, e allora eccomi a spiare alla finestra, nella speranza che la neve non si trasformasse in pioggia, sciogliendo il sogno. Ricordo bene la delusione di una neve mista a pioggia e poi solo pioggia e come conseguenza un pantano inutile, inadatto ai pupazzi di neve, alle palle di neve, alle misere sciate fantozziane, con pesanti sci di legno antebellici, lungo le rampe di Villa Molina.
Il periodo natalizio lo vorremmo con la neve o, al più, con il sole: con la pioggia proprio no. E invece quest'anno ci è capitata la pioggia. Pensando al binomio neve-pioggia e al fatto che il Natale fa tornare bambini, facilita i ricordi, allora stamani ho pensato agli anni Sessanta. Sì, nevicava con più abbondanza di oggi, ma pioveva anche, e allora eccomi a spiare alla finestra, nella speranza che la neve non si trasformasse in pioggia, sciogliendo il sogno. Ricordo bene la delusione di una neve mista a pioggia e poi solo pioggia e come conseguenza un pantano inutile, inadatto ai pupazzi di neve, alle palle di neve, alle misere sciate fantozziane, con pesanti sci di legno antebellici, lungo le rampe di Villa Molina.
martedì 26 dicembre 2017
OJM Varese-Segafredo Bologna: 85-90
ph carlozanzi
Il nuovo cubo sopraelevato stile Usa (sponsorizzato da Tigros) non serve a un tubo in quanto a risultato finale, e mostra a grandi schermi l'esito impietoso (per Varese) di una partita tirata, spettacolare, purtroppo finita male per noi contro una Bologna assetata di punti (come noi, del resto). E in pratica è stata Varese contro Alex Gentile (foto), oltre 30 punti, una stella che ha guidato i bolognesi verso la vittoria. Non abbiamo Waller, e già questo non è un bene, soffriamo subito, 2-9 con tristi presagi, poi ci si riprende e finisce 14-17. Grande tifo, bene Avramovic (foto), molti cambi per Caja, che fa ruotare gli uomini, dà molto spazio a Tambone (foto) come play, Cain fa buone cose, sorpasso Varese sul 27-25 (parziale di 7 a 0 per noi) e siamo a metà partita 38-36. Ferrero, in ottima giornata, è gravato di falli, già 4, spesso si gioca con due lunghi, Okoye scalda la mano, Wells non fa faville e i bolognesi hanno non poca fortuna, con canestri a raffica allo scadere. Comunque siamo avanti noi: 55-51. Via, ultimo quarto, continui sorpassi e controsorpassi, magistrale schiacciata di Okoye che vola come un angelo e schiaccia da altezza siderale su azione concitata, tripla di Ferrero, controtripla di Aradori ma il vero protagonista resta Alex il terribile. Ferrero esce mesto per 5 falli e si mette male. Sul 69-72 per Bologna a -33" incredibilmente Wells non tenta il tiro da 3 e perde palla, 71-74, sbaglia la tripla Natali ma Wells prende palla e fa con freddezza e precisione ciò che non ha fatto prima, la tripla del pareggio: 74-74. Negli ultimi secondi Alex Gentile sbaglia il tiro della vittoria bolognese. Solo un rimando di 5 minuti. Via col tempo supplementare. Fuori Ferrero e Okoye per 5 falli, Caja gioca con due lunghi 76-76 a -3', tripla fantastica di Tambone e siamo 79-76, controtripla di Aradori (79-79), poi 81-79 per noi, poi passi clamorosi di Tambone in un momento caldissimo, Gentile ci punisce (81-81) e poi ci punisce ancora e poi ancora, con la tripla dell'81-86 che ci affossa. Pasticci finali, potremmo anche riprendere i bolognesi ma (ad esempio) Tambone anziché tirare da tre si butta dentro poco coordinato, subisce fallo, bene i liberi ma Bologna segna ancora e così finisce 85-90. Peccato. Varese ce la mette tutta, bene in difesa, aggressiva e mai doma. Ma ciò non basta.
Forza Varese!
Il nuovo cubo sopraelevato stile Usa (sponsorizzato da Tigros) non serve a un tubo in quanto a risultato finale, e mostra a grandi schermi l'esito impietoso (per Varese) di una partita tirata, spettacolare, purtroppo finita male per noi contro una Bologna assetata di punti (come noi, del resto). E in pratica è stata Varese contro Alex Gentile (foto), oltre 30 punti, una stella che ha guidato i bolognesi verso la vittoria. Non abbiamo Waller, e già questo non è un bene, soffriamo subito, 2-9 con tristi presagi, poi ci si riprende e finisce 14-17. Grande tifo, bene Avramovic (foto), molti cambi per Caja, che fa ruotare gli uomini, dà molto spazio a Tambone (foto) come play, Cain fa buone cose, sorpasso Varese sul 27-25 (parziale di 7 a 0 per noi) e siamo a metà partita 38-36. Ferrero, in ottima giornata, è gravato di falli, già 4, spesso si gioca con due lunghi, Okoye scalda la mano, Wells non fa faville e i bolognesi hanno non poca fortuna, con canestri a raffica allo scadere. Comunque siamo avanti noi: 55-51. Via, ultimo quarto, continui sorpassi e controsorpassi, magistrale schiacciata di Okoye che vola come un angelo e schiaccia da altezza siderale su azione concitata, tripla di Ferrero, controtripla di Aradori ma il vero protagonista resta Alex il terribile. Ferrero esce mesto per 5 falli e si mette male. Sul 69-72 per Bologna a -33" incredibilmente Wells non tenta il tiro da 3 e perde palla, 71-74, sbaglia la tripla Natali ma Wells prende palla e fa con freddezza e precisione ciò che non ha fatto prima, la tripla del pareggio: 74-74. Negli ultimi secondi Alex Gentile sbaglia il tiro della vittoria bolognese. Solo un rimando di 5 minuti. Via col tempo supplementare. Fuori Ferrero e Okoye per 5 falli, Caja gioca con due lunghi 76-76 a -3', tripla fantastica di Tambone e siamo 79-76, controtripla di Aradori (79-79), poi 81-79 per noi, poi passi clamorosi di Tambone in un momento caldissimo, Gentile ci punisce (81-81) e poi ci punisce ancora e poi ancora, con la tripla dell'81-86 che ci affossa. Pasticci finali, potremmo anche riprendere i bolognesi ma (ad esempio) Tambone anziché tirare da tre si butta dentro poco coordinato, subisce fallo, bene i liberi ma Bologna segna ancora e così finisce 85-90. Peccato. Varese ce la mette tutta, bene in difesa, aggressiva e mai doma. Ma ciò non basta.
Forza Varese!
Qui si corre sempre
Qui si corre sempre: Natale, Santo Stefano..Stamani corsa di 9 km di particolare soddisfazione, perché ho corso con due trentenni, Stefano (marito di mia figlia Maddalena) e mio nipote Alessandro. Mi fa piacere poter tenere ancora il ritmo dei giovani: dò qualche buon consiglio (frutto di una lunga esperienza) e via, verso il traguardo. Correndo con Alessandro (a sinistra nella foto) non potevo non pensare alle corse che ho fatto con suo padre Cesare, negli anni Ottanta, sul bagnasciuga di Porto Recanati. Di padre in figlio.
lunedì 25 dicembre 2017
Natale +1
La chiesa di Santo Stefano a Bizzozero
Ecco il mio Santo Stefano...e il ritratto di uno che lo vide morire.
Ecco il mio Santo Stefano...e il ritratto di uno che lo vide morire.
L’uomo
della pietra
di carlozanzi
Con
gesto sacrilego, un uomo si giudicò senza peccato e raccolse una pietra da
terra. Ne valutò il peso, la grandezza, la ributtò nella polvere e ne cercò un’altra,
più adatta, meno leggera, più spigolosa. Era nervoso, non aveva dormito bene,
voleva far pagare a qualcuno la sua delusione: quel giovane poteva andar bene.
Si era unito al gruppo, spinto alla temerarietà dalla piccola massa che, a
cerchio, osservava Stefano, accusandolo di possedere una fede nuova.
Il
giovane, bello, dai lunghi capelli, si era alzato dal letto felice di essere
idealista. Ma già alle prime minacce aveva pensato: ‘Perché mai dovrei
rischiare la vita?’ La sua fedeltà al figlio divino di Maria e di Giuseppe era
meno salda del legaccio dei suoi sandali. In principio aveva resistito alle
prime domande (‘Davvero ci credi? Credi a quell’uomo di stracci? Finito
inchiodato alla croce?), con tanti sì sì ci credo, è Lui il Messia, ma alle
prime minacce di morte un’ansia di vita, che si chiama paura, gli aveva annebbiato
la convinzione.
E
la folla cresceva, il terrore lo invadeva e davvero era sul punto di gridare: “Fermatevi,
avete ragione, ho troppa paura, non sono capace di morire per Lui” ma inciampò,
nell’attimo esatto di quel gesto sacrilego, la pretese di un uomo che scaglia
una pietra, giudicandosi senza peccato, abilitato a condannare.
Quella
prima pietra, lanciata nell’aria da una mano pavida e molle, non avrebbe colpito
il ragazzo, perché quell’imbecille nemmeno possedeva una buona mira. Lo avrebbe
sfiorato e chissà, completando la sua traiettoria, sarebbe finita sui piedi di
un altro piccolo uomo, pronto con una pietra in mano. Ma Stefano, col cuore al
galoppo, inciampò e allungò le braccia verso la polvere, per attutire la caduta
sui sassi dell’Asia Minore. Inclinato in avanti, fu lui a cercare la pietra, ad
andargli incontro. Il sasso trovò nel suo volo la tempia destra di Stefano.
Perché non la spalla? Il fianco? Un ginocchio? Perché proprio la tempia, così
delicata, così mortale? Stefano non sarebbe morto all’istante, solo ferito, si
sarebbe rialzato, avrebbe chiesto scusa a quei mentecatti, avrebbe tradito il
suo Dio ma conservato la vita, così preziosa, così degna d’essere amata. Perché
proprio su quel lato debole dell’uomo?
Certe
domande bisognerebbe rivolgerle a Dio, pur sapendo che non risponderà. Ma
Stefano ebbe solo il tempo di morire da martire.
Vedendolo
disteso e muto, immobile e convinto, i non cristiani che lo accerchiavano si
sentirono in diritto (qualcuno persino in dovere) di lanciare altre pietre. Ma
Stefano, bello e infelice, era già morto.
Questi
i fatti del protomartirio.
Dirò
solo, come epilogo, che quella prima pietra mortale fu lanciata da un uomo così
miserabile da aver accumulato, nei suoi cinquant’anni, non saggezza ma rabbia,
non comprensione ma invidia. Ma c’è un riscatto per tutti e Dio certo avrà
visto la scena (forse l’avrà favorita), avrà notato che l’uomo della pietra si
scollò subito dalla massa, non restò a contemplare in un delirio fanatico le conseguenze
di quel lancio; tornò a casa di corsa, abbracciò la moglie, pianse e disse più
volte: “Mi devi perdonare, mi devi perdonare, almeno tu che mi ami.”
Doppi auguri, caro Stefano
Poiché il mio amico Stefano oggi è in doppia festa (compleanno + onomastico), ecco la doppia compagnia di due belle ragazze. Bravo, Stefano: avanti così!
Popolino
Volete forse che mi distingua dal popolino di fb, che in questo momento posta immagini di gruppi certamente sazi, intorno a mense che evidenziano la nostra abbondanza natalizia? O seduti su divani che mostrano la nostra sonnolenza? Certo che no. Appartenere al popolino rassicura. Ecco allora anche la mia foto di gruppo, come si conviene.
domenica 24 dicembre 2017
Auguri, Paolo
Chi nasce il giorno di Natale non può non essere cristiano. E infatti il mio amico Paolo (terzo da sinistra) lo è.
Auguri.
sabato 23 dicembre 2017
Natale -1
E' la vigilia di Natale...e devo ancora confessarmi...
Ego te absolvo
di carlozanzi
Entrò in chiesa e si diresse subito alla sua destra,
nel primo confessionale. Si sedette. Contò coloro che erano in attesa
dell’assoluzione: sette. Si alzò, andò al confessionale vicino all’altare,
erano solo cinque, si fermò. Arrivò subito dopo una vecchia bigotta (gli venne
di chiamarla così), che si sedette davanti a lui, lo guardò come per dire:
‘Comunque sono arrivata prima io.’ Provò una rabbia immotivata e feroce, si
alzò per controllare meglio la situazione, attese con impazienza che i cinque
aventi diritto espletassero le pratiche della confessione cattolica, lasciò che
la vecchia gli fregasse il posto ma si tolse la soddisfazione di dirle, fra i
denti, quando uscì: “Sa che lei è una gran cafona?” Raccolse il suo:
“Maleducato…sì, fa proprio bene a confessarsi, confessi anche questa...” e
finalmente si inginocchiò davanti alla grata. Sentì odore di visi altrui, di
fiati altrui, di punte di naso contro il ferro bucherellato, di peccati, secoli
di peccati, tanti quant’era l’anno di edificazione della basilica della sua
città.
Si aprì lo sportellino. ‘In
nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti’ disse il prete. Lui fece il segno della croce e
partì, a voce controllata: “Confesso che non comprendo il senso del cartello
che avete appeso fuori dal confessionale.” E continuò: “Che senso ha scrivere
NON SI CONFESSA DURANTE L’OMELIA. Avrei capito NON SI CONFESSA DURATE LA
CONSACRAZIONE. In questa chiesa contano di più le riflessioni del celebrante
rispetto al mistero del pane che si fa corpo di Cristo?”
Con una velocità di risposta che
lo sorprese, il prete disse: “Ho l’impressione che sia partito con il piede
sbagliato.” E aggiunse: “Comunque io non c’entro con quel cartello, e convengo
che ha ragione. Ma parliamo di lei.”
Spiazzato prese fiato, pensò e
decise di continuare per la sua strada: “E allora le confesso che non comprendo
il senso della confessione. Sa qual è la frase più bella della Santa Messa?
‘Signore, non sono degno di partecipare alla Tua Mensa, ma dì soltanto una
parola e io sarò salvato.’ Che senso ha che io racconti a lei le mie colpe? Dio
sa, conta l’intenzione, il pentimento, la consapevolezza, il bisogno di
ricominciare...tanto, cosa crede, che la gente le viene a raccontare tutti i
peccati? Raccontano ciò che ritengono giusto raccontare. Certi peccati sono
impronunciabili anche per chi li commette. Vuole che vengano a dirli a un
prete? Confidano nell’amore di Dio. Perché questa falsità? Dio, se davvero
esiste, conosce, quindi lasciamo fare a lui.”
Era infervorato: “Ora mi dirà che
quella parola che dovrebbe pronunciare Dio, la frase che le ho citato prima, ma
dì soltanto una parola, ricorda? Ecco, mi dirà che quella parola dovete
pronunciarla voi al posto di Dio, perché voi ora, lì dentro, al buio, siete
Dio. Spetta a voi ascoltare la nostra pochezza e dare l’assoluzione, voi,
tramite sacro fra la terra e il cielo. Oppure farà appello al mistero, che
tutto avvolge, o ci si crede o non ci si crede….Oppure, se vorrà far leva sulla
mia vanagloria, dirà che non sono per niente umile, che mi permetto di
giudicare millenni di cammino ecclesiale, che non so obbedire all’autorità……che
in realtà non sono affatto nel clima spirituale necessario ad una
confessione….mi dirà di tornare domani, di pregarci su, oppure mi proporrà di
diventare il mio direttore spirituale, così saprà spiegarmi la faccenda punto
per punto…..oppure lei in questo momento sta già pregando per la mia anima,
evidentemente turbata….oppure farà cigolare lo sportellino, chiuderà la
comunicazione abbandonandomi alle mie domande, dopo aver concluso che sono un
caso disperato….in realtà io ho bisogno di perdono, tremo alla mia debolezza,
desidero parlare perché il mio limite mi scoppia dentro, perché vorrei che
qualcuno raccogliesse il mio pianto…forse per questo non mi basta Dio, ipotesi
lontana, forse ho bisogno di sentire l’odore di questa grata e il profumo di
una presenza di carne….di un uomo come lei, che però non parla, tace, ascolta
nell’ombra, come un ladro…..curioso di sapere come andrà a finire…..ma lei lo
sa bene come andrà a finire….che sono come un fiore che al mattino fiorisce e
alla sera è già secco..lei mi deve dire che questa sera non arriverà mai…Perché
dentro ho un gomitolo di insoddisfazione che non si srotola, cresce e mi
soffoca…manca l’aria, mi capisce? Manca la prospettiva, il senso di questo
viaggio malinconico….voi la chiamate valle di lacrime….mio Dio, dica
qualcosa….vuol sentirmi piangere? Lei non mi vede ma sto già vomitando
lacrime…..”
Silenzio. Respiri d’affanno di
qua e di là della grata.
“Ego
te absolvo a peccatis tuis, in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, Amen”
disse il prete. “Un
Pateravegloria, ma so bene che la penitenza è accettare di camminare ancora,
dove altri hanno deciso per noi. E non pianga. Io sono messo peggio di lei.”
Strenna in extremis
Siete in affanno? Il Natale è prossimo ma il regalo è lontano? Ecco un suggerimento, il prezioso volume 'Il miraggio dell'italiano nuovo', cioè la storia della scuola italiana nel Ventennio fascista, recuperata attraverso i documenti ufficiali e soprattutto grazie a moltissime immagini. Testo scritto dal prolifico Ernesto Restelli, documentazione raccolta in anni di certosina passione da Aldo Tronconi. Un volume pensato per festeggiare i novant'anni de La Tipografica Varese, la rinomata fabbrica dei Redaelli, stampatori-editori (edizioni Lativa) da ormai quattro generazioni. Probabilmente Giuseppe e Gianandrea Redaelli hanno pensato di fare un regalo ai varesini, perché il volume (170 pagine) è in vendita nelle librerie varesine a euro 16,50, quando ne merita almeno 50. Un affare.
Andiamo dunque a vedere
ph carlozanzi
'Andiamo dunque a vedere', ecco il titolo del presepe vivente che ieri sera, venerdì 22 dicembre, ha animato il centro città, opera dei gruppi scout che fanno riferimento a Comunione e Liberazione. Protagonisti dunque i pastori, i primi a rispondere all'annuncio dell'angelo e a recarsi a vedere, mossi dalla curiosità, quel bimbo particolare. Un omaggio ai poveri, agli umili, a chi passa la notte all'addiaccio, a chi cura i destini degli animali più che quelli degli uomini. Ai non potenti della terra. E, anziché le pecore, un simpatico lama.
'Andiamo dunque a vedere', ecco il titolo del presepe vivente che ieri sera, venerdì 22 dicembre, ha animato il centro città, opera dei gruppi scout che fanno riferimento a Comunione e Liberazione. Protagonisti dunque i pastori, i primi a rispondere all'annuncio dell'angelo e a recarsi a vedere, mossi dalla curiosità, quel bimbo particolare. Un omaggio ai poveri, agli umili, a chi passa la notte all'addiaccio, a chi cura i destini degli animali più che quelli degli uomini. Ai non potenti della terra. E, anziché le pecore, un simpatico lama.
Generosità alpina
ph carlozanzi
Sono un alpino sui generis. Sebbene abbia svolto regolare servizio militare in una ex caserma punitiva (la Sigfrido Wackernell di Malles Venosta) con tanto di campi, mulo, freddo...vado a tisana e non a grappa, e anziché accorrere nelle emergenze, fare buone azioni e armarsi di concretezza (caratteristiche peculiari di un alpino), io per lo più scrivo e scatto foto. Un alpino che se la prende comoda, dirà qualcuno...e non a torto. Comunque ieri sera ero presente nella chiesa della Motta, per il tradizionale Concerto di Natale della sezione ANA di Varese, vivacizzata dal dinamico Antonio Verdelli. Un ottimo concerto del Coro Campo dei Fiori (diretto da Aurelio Baioni) e, a metà, la consegna di un sostegno economico a ben 11 associazioni del nostro territorio, che operano a fin di bene. Fra questa (foto) anche il Consultorio La Casa di Varese onlus. Infine, suol sagrato, cioccolata e vin brulè.
W gli alpini!
Sono un alpino sui generis. Sebbene abbia svolto regolare servizio militare in una ex caserma punitiva (la Sigfrido Wackernell di Malles Venosta) con tanto di campi, mulo, freddo...vado a tisana e non a grappa, e anziché accorrere nelle emergenze, fare buone azioni e armarsi di concretezza (caratteristiche peculiari di un alpino), io per lo più scrivo e scatto foto. Un alpino che se la prende comoda, dirà qualcuno...e non a torto. Comunque ieri sera ero presente nella chiesa della Motta, per il tradizionale Concerto di Natale della sezione ANA di Varese, vivacizzata dal dinamico Antonio Verdelli. Un ottimo concerto del Coro Campo dei Fiori (diretto da Aurelio Baioni) e, a metà, la consegna di un sostegno economico a ben 11 associazioni del nostro territorio, che operano a fin di bene. Fra questa (foto) anche il Consultorio La Casa di Varese onlus. Infine, suol sagrato, cioccolata e vin brulè.
W gli alpini!
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