venerdì 2 dicembre 2016

Lorenzo & Bruce


Lorenzo Bertocchini è grande amico di Mock, molte volte ha suonato con lui negli ultimi anni. Oggi leggo sulla pagina fb di Lorenzo questa bella avventura musicale, che mi piace condividere. 





2 dicembre 2006. Esattamente dieci anni fa. In Italia da qualche ora era già il 3 dicembre. Ma io ero a Sayreville, nel New Jersey, ed erano circa le 23.00 quindi, insisto, era il 2. Dieci anni fa esatti oggi.
Ma non è questo l'importante. L'importante è che mi trovavo al Light Of Day: un evento ideato da Bob Benjamin per festeggiare il suo compleanno con una "maratona di musica", con l'obiettivo di raccogliere fondi a favore della ricerca sul morbo di Parkinson.
Poche ore prima, per un'ora, avevo avuto il piacere di suonare le mie canzoni originali sul palco dello Starland Ballroom, bellissimo locale che ospitava questa tre-giorni benefica. Era stato proprio Bob (che avevo conosciuto a Sesto Calende negli anni '90 nel corso di un concerto organizzato dal mitico Carlo Carlini, e successivamente rivisto nel New Jersey) ad invitarmi a suonare, sapendo che in quel periodo avrei fatto qualche concerto nel nord-est degli States.
Bob da sempre "gravita intorno all'universo di Bruce Springsteen". E, si sa, quando non è in tour il Boss ama uscire a bersi una birra e ascoltare un po' di musica. Inoltre, sapendo quanto la sua presenza possa essere d'aiuto alla causa, spesso "appare" al Light Of Day (che tra prende proprio il nome dal titolo di una sua canzone), facendo così crescere esponenzialmente l'interesse intorno a questo benefit.
Bruce non è solo una delle mie maggiori influenze musicali. E' semplicemente il motivo per il quale ho iniziato a suonare, quando avevo 15 anni. Ho tutti i suoi dischi, l’ho visto una cinquantina di volte dal vivo e quando ero adolescente collezionavo le "live tapes" dei suoi concerti. Mi ricordo che ognuno occupava due cassette da 90 minuti e una da 46. Da allora molte cose sono cambiate. Nel dicembre del 1992 ho messo su una band, gli Apple Pirates, ho iniziato a scrivere canzoni (circa ottanta di queste sono finite sui CD che ho pubblicato finora) e mi sono concentrato sulla mia musica. Ma Bruce è sempre lì. Lui e le sue canzoni hanno sempre un posto importante nel mio cuore.
Il 23 settembre del 2009, giorno del suo sessantesimo compleanno, ho pubblicato "Hearts Of Stone": un CD omaggio-alla-sua-musica ma anche un modo per ringraziarlo di tutti questi anni passati "insieme". L’album, coprodotto insieme al mio amico Marco 'Rice' Ricci, contiene 16 canzoni di Bruce: una per album fino a "The Ghost Of Tom Joad", più alcuni brani "oscuri" e altri addirittura mai usciti ufficialmente su disco.
The Angel l’ho cantata in duetto con il mio "padrino musicale" Elliott Murphy. Incident On 57th Street ospita la mia amica Erin Sax nella parte di Puerto Rican Jane. E poi ci sono altri fantastici musicisti, compresi Darione, Tallo, Shock e Badao, già al mio fianco negli Apple Pirates. Il CD si chiude con un brano scritto da me: "Hey Bruce" (http://lorenzobertocchini.com/storeimgs/Hey%20Bruce.mp3), una lunga "lettera aperta" nella quale svelo qualche retroscena più o meno reale sulla mia "springteenianità" e su un mancato incontro.
A proposito, la prima volta che incontrai Bruce di persona fu a Parigi nel 1988, durante una tournée ("Human Rights Now!") che lo stava portando in giro per il mondo insieme a Tracy Chapman, Youssou N’Dour, Sting e Peter Gabriel. Mia cugina mi aveva procurato un pass per la conferenza stampa e uno per il concerto. Così per un’ora mi ritrovai seduto di fronte a lui, poi scambiammo due parole, infine, il giorno dopo, assistetti al concerto dal settore vip, insieme a giornalisti, stilisti, personaggi dello showbiz francese, quintali di caviale e fiumi di champagne... Non molto rock’n’roll, ma l’evento fu memorabile per tanti altri motivi!
Il nostro secondo "incontro ravvicinato" ebbe luogo molti anni dopo: nel 2004, allo Stone Pony, nella "sua" Asbury Park, NJ. Più precisamente al bar riservato agli artisti nel retro del locale: quello con i divani, il buffet, le bibite e il bigliardo. 
Ci presentò un amico comune e in quell’occasione parlammo brevemente dell’Italia. Poi gli consegnai "Whatever Happens Next", il CD che avevo pubblicato qualche mese prima e che alcune riviste e radio americane avevano preso in considerazione, cosa che diede il via alle mie tournée americane. Con me c'era anche Crazy Legs (Marco Terminio).
Ma torniamo alla sera di esattamente dieci anni fa... Dopo di me suonarono i Marah e Bruce si "materializzò" per un paio di canzoni durante il loro set. Successivamente, Joe Grushecky & The Houserockers (con i quali avevo da poco condiviso alcune serate in Italia) avevano il compito di chiudere la serata. Dopo due o tre canzoni del loro set, Joe invitò sul palco "un amico"... La jam fu molto lunga e intensa, e Bruce diede tutto sé stesso, come al solito. Come quando suona davanti a stadi stracolmi. O forse come un giovane musicista che ha ancora tutto da dimostrare.
Sono sicuro che anche gli altri duemila presenti rimasero colpiti dalla sua grande generosità e dal suo amore vero, sincero e genuino per la musica.
Prima di suonare l’ultima canzone ("Santa Claus Is Coming To Town"), Joe e Bruce invitarono sul palco Bob Benjamin e, a sua volta, Bob invitò chi si era esibito nel locale quella stessa sera. Così, improvvisamente mi ritrovai allo stesso microfono di Bruce, spalla a spalla con il mio idolo!
E qui le emozioni si fecero contrastanti... Mentre cantavo "you'd better be good for goodness sake", guardavo quel profilo, quella camicia sudata, quella chitarra che avevo visto miliardi di volte nei video e nelle foto: una parte di me pensava "Tutto questo è incredibile!", mentre l'altra parte era perfettamente a suo agio perché la semplicità e la limpidezza di Bruce facevano sembrare quasi normale questo momento a dir poco surreale. Normale come una delle mille jam fatte nei locali della provincia di Varese con gli amici di sempre.
Perché in fondo per tutti noi fan di Bruce, lui è un amico di sempre. Un compagno d’avventura, uno di famiglia. Attraverso le sue canzoni e la sua spontaneità abbiamo l’impressione di conoscerlo veramente. Sembra assurdo, ma è così.
Quella che era appena finita fu una bellissima serata. E deve essere piaciuta anche a lui perché scendendo dal palco eravamo vicini e ricordo che disse: “Wooh, that was fun!”. Poi ci ritrovammo nei camerini, al piano di sopra, e lì successe un'altra cosa davvero surreale: era Bruce a fare i complimenti a tutti gli altri musicisti! Disse “Sei stato grande!” a uno, “Che potenza!” a un altro, “Mai suonato così bene!” a un altro ancora... Una vera lezione di umiltà.
Nel frattempo, si era tolto tutto tranne i jeans, che erano talmente fradici da sembrare quelli di un uomo appena scampato a un naufragio. Bruce non aveva il cambio e fuori la temperatura era scesa a -10°. Mamma Adele gli avrà detto mille volte di coprirsi bene ma lui, incurante, si stava infilando il giubbotto con sotto niente. Prima di andare cercava di asciugarsi un po’ i capelli con un piccolo asciugamano. A quel punto, qualcuno gli disse: “Aspetta, ti procuro una t-shirt”. Un minuto dopo questa persona tornò con la maglietta di qualche polleria del New Jersey. Bruce la guardò compiaciuto e disse: "Oh, fantastico! Dopo tutto io alla vita avevo solo chiesto di essere asciutto!".
Ed ecco che se la infila, si mette la giacca, si arrotola la sciarpa intorno al collo, saluta tutti, sale in macchina e se ne va. Niente guardie del corpo, niente autista, niente difformità tra la persona e il personaggio. Solo una rassicurante sensazione di umanità.
Nei giorni successivi ho in programma dei concerti acustici nella zona New Jersey/New York. Ci sono decorazioni, luci a intermittenza e aria di festa ovunque. Il mio set del 6 dicembre al Sidewalk Café (nel West Village) verrà registrato a mia insaputa dal tecnico del suono. Quando lo riascoltai, decisi di pubblicarlo ufficialmente su CD: "Lorenzo Bertocchini - Live At The Sidewalk Café, NYC". Ancora oggi quando lo riascolto nella mia voce riesco a sentire le vibrazioni della jam con Bruce, quattro giorni prima, e il piacere di avere tra il pubblico i tanti amici che erano venuti ad ascoltarmi quella sera.
Natale a New York è uno spettacolo e io ho ricevuto uno di quei regali che si non si scordano mai.

*

Hearts Of Stone.

Era "esaurito" da qualche tempo, ma ora è di nuovo disponibile.
Infatti è uscita oggi la ristampa di questo CD che ho registrato in omaggio a Bruce Springsteen.
Ho scelto alcune delle canzoni a cui sono particolarmente legato, e altre che mi sembrava interessante "rivisitare", le ho "smontate" tutte e le ho riarrangiate e reinterpretate come se fossero mie.

Ecco la tracklist:

01. Used Cars
02. Ricky Wants A Man Of Her Own
03. Linda Let Me Be The One
04. Factory
05. Sherry Darling
06. Hearts Of Stone
07. I`m A Coward When It Comes To Love
08. Dry Lighting
09. Meeting Across The River
10. Cindy
11. Incident On 57th Street [con Erin Sax Seymour] 
12. Sugarland
13. The Angel [duetto con Elliott Murphy] 
14. When You're Alone
15. Working On The Highway
16. Follow That Dream
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17. Hey Bruce [brano originale]

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