Non è un racconto propriamente natalizio, e non è nemmeno un mio racconto inedito, ma lo ripropongo perché i cattolici, di questi tempi, sono alle prese con il sacramento della confessione, E taluni, nel rispetto della buona educazione cattolica (confessarsi almeno una volta all'anno e comunicarsi almeno a Pasqua), forse stanno vivendo la loro unica, 'obbligatoria' confessione annuale.
Ego te absolvo
di carlozanzi
Entrò in chiesa e si diresse subito alla sua destra,
nel primo confessionale. Si sedette. Contò coloro che erano in attesa
dell’assoluzione: sette. Si alzò, andò al confessionale vicino all’altare,
erano solo cinque, si fermò. Arrivò subito dopo una vecchia bigotta (gli venne
di chiamarla così), che si sedette davanti a lui, lo guardò come per dire:
‘Comunque sono arrivata prima io.’ Provò una rabbia immotivata e feroce, si
alzò per controllare meglio la situazione, attese con impazienza che i cinque
aventi diritto espletassero le pratiche della confessione cattolica, lasciò che
la vecchia gli fregasse il posto ma si tolse la soddisfazione di dirle, fra i
denti, quando uscì: “Sa che lei è una gran cafona?” Raccolse il suo:
“Maleducato…sì, fa proprio bene a confessarsi, confessi anche questa...” e
finalmente si inginocchiò davanti alla grata. Sentì odore di visi altrui, di
fiati altrui, di punte di naso contro il ferro bucherellato, di peccati, secoli
di peccati, tanti quant’era l’anno di edificazione della basilica della sua
città.
Si aprì lo sportellino. ‘In
nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti’ disse il prete. Lui fece il segno della croce e
partì, a voce controllata: “Confesso che non comprendo il senso del cartello
che avete appeso fuori dal confessionale.” E continuò: “Che senso ha scrivere
NON SI CONFESSA DURANTE L’OMELIA. Avrei capito NON SI CONFESSA DURATE LA
CONSACRAZIONE. In questa chiesa contano di più le riflessioni del celebrante
rispetto al mistero del pane che si fa corpo di Cristo?”
Con una velocità di risposta che
lo sorprese, il prete disse: “Ho l’impressione che sia partito con il piede
sbagliato.” E aggiunse: “Comunque io non c’entro con quel cartello, e convengo
che ha ragione. Ma parliamo di lei.”
Spiazzato prese fiato, pensò e
decise di continuare per la sua strada: “E allora le confesso che non comprendo
il senso della confessione. Sa qual è la frase più bella della Santa Messa?
‘Signore, non sono degno di partecipare alla Tua Mensa, ma dì soltanto una
parola e io sarò salvato.’ Che senso ha che io racconti a lei le mie colpe? Dio
sa, conta l’intenzione, il pentimento, la consapevolezza, il bisogno di
ricominciare...tanto, cosa crede, che la gente le viene a raccontare tutti i
peccati? Raccontano ciò che ritengono giusto raccontare. Certi peccati sono
impronunciabili anche per chi li commette. Vuole che vengano a dirli a un
prete? Confidano nell’amore di Dio. Perché questa falsità? Dio, se davvero
esiste, conosce, quindi lasciamo fare a lui.”
Era infervorato: “Ora mi dirà che
quella parola che dovrebbe pronunciare Dio, la frase che le ho citato prima, ma
dì soltanto una parola, ricorda? Ecco, mi dirà che quella parola dovete
pronunciarla voi al posto di Dio, perché voi ora, lì dentro, al buio, siete
Dio. Spetta a voi ascoltare la nostra pochezza e dare l’assoluzione, voi,
tramite sacro fra la terra e il cielo. Oppure farà appello al mistero, che
tutto avvolge, o ci si crede o non ci si crede….Oppure, se vorrà far leva sulla
mia vanagloria, dirà che non sono per niente umile, che mi permetto di
giudicare millenni di cammino ecclesiale, che non so obbedire all’autorità……che
in realtà non sono affatto nel clima spirituale necessario ad una
confessione….mi dirà di tornare domani, di pregarci su, oppure mi proporrà di
diventare il mio direttore spirituale, così saprà spiegarmi la faccenda punto
per punto…..oppure lei in questo momento sta già pregando per la mia anima,
evidentemente turbata….oppure farà cigolare lo sportellino, chiuderà la
comunicazione abbandonandomi alle mie domande, dopo aver concluso che sono un
caso disperato….in realtà io ho bisogno di perdono, tremo alla mia debolezza,
desidero parlare perché il mio limite mi scoppia dentro, perché vorrei che
qualcuno raccogliesse il mio pianto…forse per questo non mi basta Dio, ipotesi
lontana, forse ho bisogno di sentire l’odore di questa grata e il profumo di
una presenza di carne….di un uomo come lei, che però non parla, tace, ascolta
nell’ombra, come un ladro…..curioso di sapere come andrà a finire…..ma lei lo
sa bene come andrà a finire….che sono come un fiore che al mattino fiorisce e
alla sera è già secco..lei mi deve dire che questa sera non arriverà mai…Perché
dentro ho un gomitolo di insoddisfazione che non si srotola, cresce e mi
soffoca…manca l’aria, mi capisce? Manca la prospettiva, il senso di questo
viaggio malinconico….voi la chiamate valle di lacrime….mio Dio, dica
qualcosa….vuol sentirmi piangere? Lei non mi vede ma sto già vomitando
lacrime…..”
Silenzio. Respiri d’affanno di
qua e di là della grata.
“Ego
te absolvo a peccatis tuis, in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, Amen”
disse il prete. “Un
Pateravegloria, ma so bene che la penitenza è accettare di camminare ancora,
dove altri hanno deciso per noi. E non pianga. Io sono messo peggio di lei.”
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